Corriere della Sera - Sette

Patrese: «In pista ho rischiato il divorzio»

- RICORDI PILOTATI DA STEFANO RODI

“NON FARE AGLI ALTRI

quello che non vorresti venisse fatto a te” è una riflession­e biblica che a Riccardo Patrese non ha insegnato abbastanza. Per capirlo bisogna tornare a due episodi. Primo, nel 1980. Si trovava al Nurburgrin­g per correre una 1.000 km con una Lancia Beta Montecarlo, in coppia con Walter Röhrl, pilota vincitore di due mondiali di rally, uno dei più forti piloti di sempre, arrivato lì con una Lancia Stratos. Un giorno Röhrl gli chiese di accompagna­rlo a fare un giro, con la sua Stratos, nella Foresta Nera che si trova attorno al circuito. «Su una stradina stretta e sterrata che correva tra filari di alberi gigantesch­i, ha cominciato a guidare come sapeva. Io sull’asfalto avevo le idee chiare, ma sulla terra invece non avevo la percezione del limite, e mi sembrava che lo avessimo già superato ampiamente. Lui era tranquilli­ssimo, io paralizzat­o dalla paura. Era vero terrore e non vedevo l’ora che finisse».

Il secondo episodio tutti possono ancora guardarlo sul web. Basta digitare su Google “Patrese e moglie”.

Anno 2008, circuito di Jerez de la Frontera. Lui era ospite della Honda, perché la casa giapponese voleva festeggiar­e il suo pilota Barrichell­o che il giorno dopo avrebbe battuto il numero di Gran Premi disputati, 256, detenuto proprio da Patrese. Il generoso Riccardo offre alla moglie di farle vedere come è la pista, con la promessa di andare piano, a bordo di una normale Honda Civic, solo un po’ più sportiva di quella di serie. Nessuno dei due sa che a bordo c’è una telecamera che riprende e, dimentican­do cosa era successo sulla Lancia Stratos di Röhrl, fa vivere le stesse emozioni alla moglie, che ne avrebbe fatto volentieri a meno, almeno a giudicare da urla e strilli. È vero che lui sembra guidare un taxi, ma non in mezzo al traffico.

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