Corriere della Sera - Sette

No

Carmine de Vito

- Sergio Fabbrini, 69 anni, dirige il Dipartimen­to di Scienze Politiche della Luiss di Roma. Il libro più recente è Controvers­ie civilmente sollevate da Rossella Tercatin

A LIVELLO MONDIALE, NON CI TROVIAMO

in un momento storico favorevole alla democrazia. Guardando all’America Latina, ci si trova di fronte una situazione di stallo dopo gli anni di espansione del lulismo, che aveva riscosso apprezzame­nto sul piano internazio­nale e segnato una fase di Rinascimen­to nella politica interna. Per quanto riguarda il Brasile, però, è necessario capire chi è Bolsonaro e perché ha vinto in un Paese in cui si era affermato il socialismo di Lula. Bolsonaro ha raccolto il bisogno dell’elettorato di ritrovare fiducia nella giustizia e un senso di comunità. Ha saputo offrire risposte: negli ultimi anni tutti i brasiliani hanno visto la loro terra implodere, prendendo una deriva quasi da Stato fallito. O, quanto meno, questa è stata la percezione, perché

il Brasile rimane una grande democrazia e una potenza sociale e politica: nessuno, tra esperti e analisti internazio­nali, lo mette in dubbio.

Nel chiedersi se dopo queste elezioni la democrazia brasiliana sia in pericolo, non ci si deve dimenticar­e che in America Latina la più grande minaccia è il caos, ed è questa la situazione in cui il Paese è scivolato con il governo Temer, disgregand­osi e dimostrand­o di essere condiziona­to dalle oligarchie. Bolsonaro ha tanti difetti e purtroppo ha dichiarato quello che ha dichiarato pensandolo davvero, ma i brasiliani lo hanno votato per porre fine a tutto questo.

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