Sì
Sergio Fabbrini
LA GRANDE SFIDA
del nostro tempo è la contrapposizione tra democrazie che mantengono lo Stato di diritto e democrazie che assumono forme illiberali. L’elezione di Jair Bolsonaro va senz’altro in quest’ultima direzione. Nelle democrazie illiberali di oggi, a differenza di quelle degli Anni 30, si mantiene il processo elettorale, anche se a volte lo si condiziona.
Questo genere di governi non è fascista in senso tradizionale, anche se Bolsonaro ha senz’altro istinti autoritari, ma separa la legittimazione elettorale dal rispetto dei diritti costituzionali.
Dal punto di vista delle libertà civili, questo è l’approccio del nuovo presidente brasiliano. Dobbiamo anche considerare il contesto. I governi di Lula e dei suoi successori erano già populisti. Da un lato hanno messo in atto iniziative come la redistribuzione del reddito e il recupero delle favelas, che hanno prodotto risultati positivi, dall’altro non hanno rispettato alcuni elementi essenziali di una democrazia liberale, come la separazione dei poteri. Un approccio tipico della sinistra sudamericana, all’insegna dell’idea che il fine giustifica i mezzi. Un principio opposto rispetto a quello che guida le democrazie liberali. È questo il Paese che Bolsonaro si appresta a guidare, proponendosi come alternativo ai governi precedenti, ma accentuandone, allo stesso tempo, gli elementi populisti e antiliberali.
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