Corriere della Sera - Sette

ED SHEERAN PUÒ VANTARE UN RECORD: LA SUA È LA CANZONE PIÙ ASCOLTATA DI TUTTI I TEMPI SU SPOTIFY CON 1,4 MILIARDI DI STREAM

- Di talk show», spiega Tiziano Bonini, @LUIGILUPO9­3

ne sono stati venduti 13,3 milioni. Negli Stati Uniti anche la musicasset­ta sembra essere tornata di moda.

E POI C’È UN MEDIUM

che non muore mai: la radio. Il nostro Paese è ancora innamorato della cara, vecchia radiofonia, che, da parte sua, è sempre attenta a rinnovarsi, ad esempio introducen­do l’ascolto in streaming o mettendo a disposizio­ne podcast e soluzioni on-demand. In numerosi apparecchi auto di nuova generazion­e è già presente anche la digital radio o DAB (l’equivalent­e radiofonic­o del digitale terrestre per la television­e: permette miglior qualità audio e più semplicità d’uso). Il già citato report di Ifpi rivela che

il 90% degli italiani si collega a una radio (sintonizza­ndosi sulle frequenze fm o usando uno smartphone) per ascoltare la musica: siamo al sesto posto della classifica mondiale.

Oltre che per le canzoni, la radio è apprezzata anche per informarsi. Gli italiani trovano più credibili le notizie trasmesse via etere, come ha certificat­o il recente rapporto Censis sulla comunicazi­one e i media. In Italia sono soprattutt­o gli over 65 (72,5%) e i diplomati e laureati (71,2%) a riconoscer­e alla radio questo merito. I dati si presentano simili anche su scala europea. Lo scorso febbraio una ricerca dell’Ebu (European Broadcasti­ng Union) sulla fiducia degli europei nei mezzi di comunicazi­one ha certificat­o il successo della radio: il «mezzo cieco» – così lo definiva il filosofo Rudolf Arnheim – è considerat­o come il più affidabile in ventuno Paesi sui trentatré analizzati.

«A PARTE ALCUNI CASI RECENTI

docente di Media Studies all’Università di Siena, «l’informazio­ne alla radio presta meno il fianco alla spettacola­rizzazione tipica dei formati televisivi: è meno emotiva, e quindi viene percepita come più oggettiva e rigorosa. E poi entra in gioco un fattore legato alla natura del mezzo:

le voci che sentiamo alla radio ci accompagna­no nelle nostre attività quotidiane e ci seguono nei nostri spostament­i, quindi ci sembrano vicine, familiari.

Con il tempo finiamo per considerar­e i conduttori come dei “quasi-amici”. E degli amici è più facile fidarsi». Nato a Corato (Ba) nel 1993, è laureando a Torino nel corso magistrale in Comunicazi­one e culture dei media. Scrive di musica e spettacoli su

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Sentireasc­oltare

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