Antichi resti
gitana, un foulard azzurro e una maglietta con rose colorate. Loro non sono entusiasti della nuova proposta di legge: «Non ci saranno benefici per noi. Già adesso non abbiamo soldi a sufficienza per la coltivazione della pianta». Vivono in una casa di campagna modesta, accanto un pollaio. Di fronte all’abitazione c’è un garage con un vecchio divano e qualche sedia di plastica dove invitano gli amici offrendo loro tè o caffè. Loro figlio Aarif, 21 anni, barba incolta e una maglia sportiva celeste, racconta di essere «un semplice soldato». Vorrebbe diventare un ufficiale «per guadagnare meglio».
Spiega che i grossi trafficanti sono coperti dalla politica e chiedono soldi ai piccoli coltivatori, come loro.
Ma Aarif non perde il sorriso. È un tifoso della Germania e del Real Madrid: «Mi piace De Rossi. Prima adoravo CR7 ma da quando è andato alla Juventus mi ha deluso». Poi continua: «È difficile realizzare i miei sogni in Libano, dove non c’è neanche l’elettricità. In Siria c’è la guerra, ma c’è l’elettricità. Qui non abbiamo la guerra, ma non c’è l’elettricità. Il mio sogno è diventare un calciatore. Vorrei lasciare il Libano. Qui non c’è spazio per i sogni». Giornalista, nata in un paesino della Calabria. Ha lavorato a Roma e poi a Torino. Ora vive e scrive da Beirut