No
Maddalena Gissi
IL PROBLEMA DEGLI ABUSI
che avvengono in asili nido e materne, case di riposo, istituti per la cura delle persone disabili, non si risolve con una misura tipo Grande Fratello. Se pensiamo specificamente al mondo dell’infanzia, una scelta del genere metterebbe in discussione la relazione educativa, fatta di regole, pedagogia e fiducia tra bambini e insegnanti. Senza contare i potenziali episodi in cui i piccoli giocando e magari interagendo tra loro con una certa violenza, come accade, si facciano male: già vedo i genitori arrabbiati pretendere l’accesso alle registrazioni. Le iniziative da intraprendere sono altre. Prima di tutto, il reclutamento di lavoratori da impiegare in questi ambienti va svolto in modo rigoroso, procedendo a una formazione seria, mentre tanti istituti, penso a vari nidi privati, spesso privilegiano il profitto. Poi è necessario un adeguato supporto durante il lavoro. Il sistema dovrebbe far sì che il disagio del personale venga colto prima che succeda qualcosa, agendo in modo appropriato, anche con eventuali sanzioni.
Con le telecamere invece si può capire cosa è successo solo dopo che questi terribili episodi sono già avvenuti. Però chi si macchia di queste azioni potrebbe fare in modo di sfuggire alla videosorveglianza.
Oppure ci sono genitori o parenti di bambini o anziani che, pur di non perdere l’assistenza ai loro cari magari a un prezzo più basso, rinunciano a sporgere denuncia, e allora le immagini non vengono nemmeno visionate.