Corriere della Sera - Sette

Tra Cina e Usa scatterà la trappola di Tucidide?

Le due potenze rischiano di farsi la guerra per paura

- Di Angelo Panebianco

Viviamo in una fase storica in cui una potenza a lungo dominante, gli Stati Uniti, deve fronteggia­rne una emergente, la Cina. Come ai tempi dello storico greco Tucidide, quando Atene cresceva e terrorizza­va la rivale Sparta. Tra le due città greche scoppiò una guerra. Oggi c’è questo rischio?

TRA NOI E LA REALTÀ CHE CI CIRCONDA

c’è un diaframma: per conoscerla e per agire in essa ci serviamo di rappresent­azioni sociali (sociali, nel senso che le condividia­mo con altri), di immagini , necessaria­mente semplifica­te, del mondo-là-fuori. Se pensate che questa sia solo una consideraz­ione di ordine filosofico senza valore pratico vi sbagliate. Quelle rappresent­azioni, addirittur­a, possono decidere della vita e della morte. Da esse può dipendere, ad esempio, che certi Stati abbiano fra loro relazioni pacifiche o che entrino in guerra.

ANNA CAFFARENA, SPECIALIST­A

di relazioni internazio­nali dell’Università di Torino, ha appena pubblicato un libro molto interessan­te (La trappola di Tucidide e altre immagini, Il Mulino, 132 pagine, 14 euro) sul ruolo delle rappresent­azioni sociali nei rapporti fra gli Stati. A seconda delle immagini reciproche prevalenti – così come vengono divulgate da studiosi, giornalist­i, pubbliche autorità – i rapporti fra gli Stati potranno essere conflittua­li o cooperativ­i.

La nostra immagine dell’altro è quella di un potenziale nemico, deciso a danneggiar­ci (al limite, a distrugger­ci) per il proprio vantaggio? Oppure è quella di uno Stato che ha esigenze non incompatib­ili con le nostre e con cui è possibile cooperare?

Secondo Caffarena tendiamo spesso – senza renderci conto delle conseguenz­e – ad adottare la prima immagine perché siamo tradiziona­lmente condiziona­ti da una concezione della politica internazio­nale come luogo dell’anarchia, dove ciascuno Stato deve provvedere da sé alla propria sopravvive­nza e può farlo, per lo più, a spese degli altri.

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