Corriere della Sera - Sette

Chiappucci: «Che adrenalina in salita!»

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CLAUDIO CHIAPPUCCI, IN AUTO,

rivive a tratti le stesse emozioni che hanno segnato la sua carriera di ciclista, capace di fare una fuga solitaria e vittoriosa di 200 chilometri in un tappa del Tour de France del 1993, impresa che lo ha issato nella memoria collettiva a fianco di Fausto Coppi. Adesso che ha smesso di correre in bicicletta, lo fa in auto: da qualche anno ha scoperto i rally.

«L’adrenalina che provavo prima in discesa su due ruote, adesso la provo in salita su quattro.

Niente potrebbe sembrare più diverso eppure un punto in comune c’è: la ricerca del limite e il coraggio necessario per farlo. Chi ha corso in bicicletta secondo me è avvantaggi­ato ad andare forte anche in macchina. La prontezza di riflessi e le traiettori­e giuste noi le abbiamo dentro per istinto». Ai rally si è avvicinato per caso, invitato a provare da alcuni amici. Prima ha fatto il navigatore, poi ha preso in mano il volante, con il quale peraltro si sentiva in sintonia già da tempo. «Non so quanta strada ho fatto guidando, un’infinità. Forse sarebbe meglio non dirlo, per scaramanzi­a, ma sono arrivato a 56 anni senza fare mai nemmeno un piccolo incidente. Questo vorrà pur dire qualcosa». E dire che non va sempre piano. «Se sono da solo, su strade di campagna senza traffico, devo dire che a volte mi piace correre un po’. Certo non come quando faccio una prova speciale di un rally». Eppure, anche per uno così sicuro alla guida, un momento di incertezza può sempre esserci. Nel suo caso arriva regolarmen­te quando in auto c’è Clementine, la sua compagna francese. «È già molto insicura e apprensiva quando guida lei, e peggiora ancora quando è nei panni della passeggera. È un avvertimen­to continuo e, alla fine, mette ansia anche a me». Non farà mai la sua navigatric­e in un rally.

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