Il migliore della settimana: Simona Russo, 44 anni
CON-VIVERE E CON-DIVIDERE
sono modi per scoprire affinità e diversità. Io ho iniziato a sentirmi un’aliena su questa terra proprio alla prima occasione di convivenza con persone che non erano i miei genitori e mio fratello.
Appena laureata ho vissuto a Roma, in un grande appartamento con studenti fuori sede, e avevo la buona abitudine di pulire gli ambienti comuni dopo aver cucinato e consumato un pasto. Per i miei coinquilini non era così, dopo il loro passaggio la cucina era inavvicinabile e lo rimaneva per giorni… «Porci!», pensavo.
È INIZIATA COSÍ
la mia patologia ed è cresciuta con piccoli altri sintomi come l’indignazione quando qualcuno mi superava in fila al panificio o mi suonava il clacson appena il semaforo diventava verde. O con l’insofferenza verso chi buttava le carte per terra. «Maleducati!» dicevo tra me e me.
Ho iniziato a prendere pienamente coscienza del mio problema quando ho sposato un uomo simile a me, perché Dio li fa e poi li accoppia.
Molte volte, al ristorante, abbiamo assistito insieme, inorriditi, allo spreco di cibo perpetrato con disinvoltura da quelle persone che ordinano molto più di quello che possono mangiare per poi buttarlo. Adesso che sono diventata mamma la consapevolezza della “malattia” è cresciuta in modo vertiginoso e ho scoperto che è anche contagiosa: i miei figli vanno a letto presto, mangiano, seduti a tavola, tutto quello che hanno nel piatto anche quando non gli piace. Usano parole desuete come “grazie”, “prego” e “per favore”, vanno alle mostre d’arte, studiano musica, leggono tanto. Tutta colpa mia, sono stata io che li ho educati così!
VIVERE IN UNA COMUNITÁ,
piccola come la famiglia, o grande come la propria città, per me comporta avere delle regole e l’obbligo morale di rispettarle, per il benessere di tutti. Questo, forse, fa di me un’extraterrestre. Ho capito che sono io quella strana, quella diversa dagli altri perché credo sia importante avere rispetto per tutti.
L’educazione è l’unica possibilità per un futuro migliore.
Ed è per questo che, ogni giorno insegno qualcosa ai miei figli: non solo il rispetto, ma anche la capacità di godere della bellezza che li circonda, dell’arte in tutte le sue forme, per sviluppare sensibilità e discernimento.
Educare è un lavoro difficile e faticoso eppure va fatto con perseveranza, senza mollare.
Sono un’aliena perché credo in tutto questo, ma spero che un giorno gli alieni possano conquistare la terra e convivere rispettosamente.