Corriere della Sera - Sette

Il migliore della settimana: Alessandro Riva, 18 anni

- I veri giovani siamo noi Contributo giudiziosa­mente scelto da Micol Sarfatti

HO 18 ANNI E VADO AL LICEO,

ma devo fare un discorso da vecchio, e lo devo fare perché non mi sento a mio agio nella mia generazion­e.

Mi sento circondato da troppi ragazzi senza passioni, senza ideali, senza eroi.

Ragazzi che pur avendo tutta la vita davanti non hanno un sogno, un qualcosa in cui sperare. Ragazzi che si vergognano a esprimere i propri gusti e le proprie opinioni, e questo accade in un momento storico in cui potrebbero farlo liberament­e. Il problema è che pochi miei coetanei sembrano avere un’opinione. Mi raccontano i miei genitori, i miei nonni, che fino al secolo scorso si stava da una parte o dall’altra. Il che non significav­a necessaria­mente vedere il mondo in bianco e nero, essere degli estremisti.

RITENGO PERÒ

che fosse più stimolante avere delle posizioni contrastan­ti rispetto all’attuale magma politico, dove sembrano non esistere più sinistra e destra: perché,

come la storia ci insegna, è dal confronto che nascono nuove idee, è da esso che ha origine il progresso, mentre dal nulla non può nascere nulla.

Una società di indecisi non può progredire: e se c’è un momento della vita in cui si può essere radicali, in cui è consentito sbagliare, in cui si può imparare è proprio la giovinezza.

HO COMINCIATO A CAPIRE

che qualcosa non quadrava quando ho sentito professori che ci dicevano di ribellarci, di occupare la scuola. Siamo talmente vecchi dentro che i professori sono più rivoluzion­ari di noi: e con questo non voglio invocare un ritorno cieco al ’68 o a quegli anni che, pur avendo visto giuste battaglie hanno visto anche la rivoluzion­e, l’essere diverso, diventare una moda, e che sono pian piano scivolati in una lotta sempre più insensata, culminata poi con i terribili anni del terrorismo politico.

Ma è proprio imparando dagli errori dei giovani di 50 anni fa che noi ragazzi del 2018 potremmo capire come agire.

PER QUESTO STO FACENDO

un discorso da vecchio: perché oggi sono i vecchi a doverci insegnare come essere giovani. Perché sembra che in qualche modo ci siamo scordati di esserlo, e guardandom­i intorno ho capito che non basta avere 18 anni per essere giovani.

Essere giovani significa sognare, provare e sbagliare, avere degli ideali, degli eroi. Altrimenti si è solo ragazzi.

E il nostro Paese ha un bisogno disperato di giovani.

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