Nata di bosco, il bosco mi chiama
La sedia
Non allaccio e non slego, sorreggo e lascio con ritmica saggezza, lavoro lieve lavoro d’orto, coltivo capacità di giacere. Nata di bosco il bosco mi chiama ma per troppa forma troppo umana non so rispondere. Una sedia di notte non può che reggere dolore: la notte lucida la notte acuminata, la realtà ardente
il cuore affilato, in una tale notte come ferro arroventato eppure solita la bambina vuol dormire come sasso come oggetto smemorata pesare a terra con tutta la sua gravità, ma l’anima non conosce sonno nel suo vuoto immenso e scava nella casa, ben lo sa la sedia che di vuoto ha l’anima bell’è fatta.
Mattino stordito di uccelli, svelto arriva!
2006