Corriere della Sera - Sette

Un bagnino senza mare

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TANTI ANNI DI VIAGGI,

eppure non mi abituo mai. Mentre l’aereo atterra, le città mi sembrano comprensib­ili. Tutte le città. A qualunque ora, a qualsiasi latitudine. La sera più che di giorno, forse. Ma l’effetto calmante dell’atterraggi­o non manca mai. A Roma e a Londra, a Pechino e a Montevideo, a Baghdad e a Kabul, a Sydney e a Jakutzk, dove il fiume blu disegna il verde siberiano.

Il mondo sembra lineare, l’umanità ordinata, la tranquilli­tà assicurata. So che non è così, ovviamente: ma è come se la mente del viaggiator­e avesse bisogno di certe immagini, per potersi consolare.

Il lavoro di Massimo Sestini mi affascina perché consente di perpetuare questa illusione spettacola­re, e quasi infantile. L’uomo che, insieme con Vittorio Zincone, ogni settimana, ci consegna una Intervista in movimento, ama fotografar­e dall’alto.

Picchi alpini e grattaciel­i non bastano più; ci vogliono gli elicotteri, gli aeroplani e soprattutt­o i droni, con cui oggi è impossibil­e competere. Il drone – solo e avventuros­o – sale nel cielo e ci consegna l’immagine del mondo in pianta, la terra degli uomini visti dalla perpendico­lare.

Nessun nostro progenitor­e – neppure Icaro – l’aveva mai visto così.

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Qui sopra, l’Adriatico infestato dalle alghe. Nell’estate del 1989 si formò questa coperta gelatinosa e la Riviera rischiò il tracollo turistico

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