Porcini, salsicce e castagne nel buen retiro sull’Etna
«SEI PEGGIO DI UN CAVOLO
trunzu di Acireale!». Se ve lo dice un catanese, significa che la vostra testardaggine supera ogni limite. Però, un ristoratore spiritoso e intelligente come Saro Grasso, ha restituito l’onore a questo ortaggio trasformandolo in una vera leccornia. A Milo – uno scrigno posto a 750 metri sulle pendici dell’Etna – ha aperto, nel 1995, la trattoria “4 Archi” con la sua cucina che esalta le biodiversità donate dal fertile terreno del vulcano più alto d’Europa.
Un ottimo connubio di natura, relax ed enogastronomia che fa di questa porzione del Parco dell’Etna un buen retiro perfetto. Non a caso qui c’è quello del maestro Franco Battiato e, in passato, di Lucio Dalla.
Entrando nelle sale dei “4 Archi” l’arredamento in legno dà una sensazione di calore. Il menu è un viaggio che ha come punti cardinali la riscoperta di piatti tipici della tradizione (come l’uovo sodo per antipasto) e predilige le materie prime del territorio fra cui molti presìdi Slow Food. Proprio come il cavolo trunzu: un cavolo rapa coltivato negli orti di Acireale e la cui parte commestibile è caratterizzata da striature violacee come molti altri ortaggi che nascono su questi terreni vulcanici.
LA CUCINA (A VETRI)
è il regno di Lina Castorina ed è uno spettacolo vederla preparare il cavolo a stufateddu con la pasta fatta in casa o le arancine. Da non sottovalutare ci sono le tagliatelle di pasta fresca ai porcini dell’Etna, i maccheroni al ragù di suino nero dei Nebrodi, la pasta cu maccu di fave secche e finocchio selvatico o con la masculina da magghia (alici). Fra i secondi si segnalano lo stinco di maiale al forno a pietra con patate, la salsiccia dell’Etna alla brace, le costine di suino nero fritte o lo stracotto d’asina.
D’obbligo assaggiare il budino di castagne di Sant’Alfio con miele d’ape nera sicula e quello con latte d’asina.
La carta dei vini sfrutta non solo la qualità oramai conclamata dei vini della zona ma anche le eccellenze italiane e straniere.