Piccola guida per grandi città (di cui parliamo molto e sappiamo poco)
Dopo Milano, Napoli, Venezia e Roma tocca a Torino. Il viaggio di nelle capitali del Paese continua. Sette firme piemontesi del ci danno altrettante chiavi per aprire le porte di una città fascinosa e riservata
È LA QUINTA VOLTA,
durante il nuovo corso di 7, che ci occupiamo di una grande città italiana. Abbiamo cominciato con Milano, il 7 dicembre 2017. Poi Napoli (18 gennaio 2018), Venezia (22 febbraio), Roma (15 novembre). Oggi tocca a Torino (pag. 19-33). Perché lo facciamo? Perché siamo convinti che noi italiani abbiamo un’idea approssimativa delle grandi città dove non abitiamo, e non sono vicine a noi. Oppure ne abbiamo un’immagine legata a vicende personali, fatti di cronaca, fenomeni televisivi o letterari, vicende politiche.
QUESTA SCARSA
conoscenza è comune anche in altri Paesi: gli americani di San Francisco non conoscono Chicago, e viceversa; i bavaresi sanno molto di Monaco, ma abbastanza poco di Amburgo. Dovunque è un peccato, ma in Italia è un peccato particolarmente grave, perché siamo un Paese meravigliosamente policentrico. Londra, Parigi o Mosca dominano la vita di Gran Bretagna, Francia e Russia. In Italia Roma, al di là delle difficoltà attuali, non ha mai tolto importanza e personalità a luoghi come Palermo e Bari, Genova e Trieste (quattro città di cui ci occuperemo nel 2019, è una promessa).
OGNI VOLTA ABBIAMO SCELTO
una diversa modalità di racconto. Per illustrare Torino, come vedrete, siamo ricorsi a sette firme piemontesi del Corriere, diverse per età, interessi, esperienze, sensibilità e scrittura. 7
Aldo Cazzullo
ci spiega come, anche in una nazione dalla memoria corta, sia doveroso ricordare quante svolte italiane siano partite da Torino. sottolinea l’importanza del laboratorio urbano, tra centro e periferie. Lo scrittore parla di amore in Piazza Vittorio. Le nostre e
spiegano l’abitudine all’immigrazione e la virtù del riserbo, anche se talvolta rischia di apparire disinteresse.
in rappresentanza di Corriere Torino , si compiace dell’orgoglio cittadino ritrovato. Il gran finale è affidato a che elenca sette caratteristiche torinesi. Tra queste, la misteriosa sabaudade (leggete e saprete cos’è!).
Marco Imarisio Irene Soave
Paolo Giordano Stefania Chiale Gabriele Ferraris, Massimo Gramellini, QUESTE
operazioni sono sintesi d’autore, una delle cose più belle – e più utili – che possa fare oggi il giornalismo. Soprattutto il giornalismo dei periodici. I riassunti permettono al lettore di tirare il fiato e chiarirsi le idee. Uniscono tante immagini per formare un mosaico. Sono stato a Torino venerdì scorso -– Scuola di Giornalismo, Circolo dei Lettori, Juve-Inter all’Allianz Stadium (nell’ordine) – e devo dire che, avendo lavorato in settimana alla preparazione di questo numero di 7, l’ho capita di più. O, almeno, così mi è sembrato. I sette colleghi piemontesi mi hanno fornito sette chiavi. E, senza chiavi, le porte delle città non si aprono.
Quelle della mente, nemmeno.
NAPOLI O CAPOLAVORO?