Chi porta i bambini? La zona pedonale
SIETE A PADOVA: QUANTO TEMPO
ci vuole a piedi dalla Cappella degli Scrovegni al Palazzo della Ragione? Dodici minuti. Se invece siete a Ferrara e volete andare dal Castello Estense al Cimitero ebraico? Calcolatene venti e mezzo. Tutti ormai ci muoviamo guidati dal gps di
Google Maps, eppure cresce il numero dei Comuni che creano cartine per le passeggiate in città, mappate col tempo di percorrenza al secondo, da incrocio a incrocio: Voghera,
Siviglia, Fano, Tolosa, Senigallia,
Cremona, Cordoba e Pamplona, perfino Abbiategrasso. Sono disegnate con le stesse linee colorate delle metropolitane di ogni parte del mondo e hanno un’idea sottostante: trasformare i pedoni in re. Facendo tornare grandi e piccini a vivere in strada.
LE MAPPE SI CHIAMANO
“metrominuto” e sono tutte realizzate sullo stesso modello: quello di
Pontevedra, Galizia, Nord-ovest della Spagna. Se la chiamano “la città dove per attraversare non bisogna guardare la strada” c’è un buon motivo.
Sconosciuta ai turisti e sede universitaria minore, ha ottantaduemila abitanti (la dimensione di Grosseto) e sembrava destinata alla stessa decadenza di tante località spagnole: fuga dei residenti dal centro storico, intasato d’auto di giorno, semideserto la notte fra spaccio di droga e delinquenza. Fino al cambio di passo. Nel ’99 è arrivato un sindaco nuovo (tuttora in carica) con un’idea precisa: riportare in vita la città, curandone, innanzitutto, il cuore. Come? Semplice: rendendo zona pedonale l’intera area medioevale del centro. Le mappe “metrominuto”, nate qui, sono servite ad aiutare il passaggio dalle quattro ruote ai due piedi. Piano piano – per queste cose ci vuole il tempo che ci vuole – le emissioni di CO2 sono diminuite di due terzi; i commercianti hanno abbandonato la protesta, trovandosi le vie piene di cittadini a passeggio per lo shopping; soprattutto, le famiglie sono tornate a cercar casa nel centro storico, sfrattando spacciatori e rapinatori.
COSA ANCOR PIÙ SIGNIFICATIVA: i bambini hanno ricominciato a giocare liberi nelle piazze senza che i genitori si debbano preoccupare che qualcuno possa investirli o infastidirli.
Al mattino, quattro su cinque vanno anche a scuola a piedi da soli. E la popolazione sotto i 14 anni è via via cresciuta dell’otto percento, contro i tassi molto più bassi del resto della Galizia e del Paese. Tutta Pontevedra ha così reimpostato le priorità: il grande ospedale in periferia ha aperto in centro un servizio pediatrico, il teatro locale organizza spettacoli under 12 ogni domenica, il supermercato ospita giochi per bambini ogni sabato pomeriggio e anche la biblioteca ha aperto per loro un programma lungo un anno. Non sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno, come cantava Lucio Dalla. E l’esempio della provinciale Pontevedra non può ovviamente funzionare in città più grandi. Ma una cosa è certa: la creazione della zona pedonale (ora sempre più ampia) è riuscita dove «neppure i bonus bebè altrove», come dice il demografo spagnolo Carlos Ferràs. Diventando nuovo strumento alla voce politiche demografiche.