Corriere della Sera - Sette

Di brace in brace

- LIBERO DE LIBERO

Per una ragazza virtuosa di giorno

La notte dei tuoi passi, la tua notte su tacchi acuti gira il ritornello dei ciechi incontri e vellutati scontri, di abbracci scuciti con fretta galante e denti stretti a bacio che non lega.

Della tua mano è trucco prudente che senza stringere carezza ogni fiamma, per strade furtive il tuo letto volante mai sprofonda in abisso, uno spasimo virtú non guasta né ti sciupa la veste.

Non ha stilla che brucia né seme che scoppia, acerba non è la rosa che difendi col graffio d’una livida bugia: non è fango che inghiotte né fumo che sporca, amore fuggitivo non ti smaglia i fianchi con un brivido d’anguilla.

O avara di te che sperperi innocenza, all’inferno d’un armadio ritorna ogni alba complice la tua larva, tu indolente rientri nel marmo che al giorno figuri.

Letterina a F.

Non passerò per le tue strade, nelle tue case più non entrerò, mai più ti cercherò con la rugiada e l’azzurra lucertola sui muri.

Per altre contrade mi conduce un vento e i tuoi giardini non rimpiange né scale e chiome delle tue stagioni. Era grande l’ultima tua luna che svanire io vidi alla svolta d’un odore più verde dei limoni. M’insegue il gelo della tua indolenza dove a memoria di frutti roventi stanno pietre senza nomi né date, e in cenere andate le mie colline.

Per te sospira un fazzoletto rimasto in tasca a un abito che non è più mio, altro non dirò fin quando una rosa non sbocci dalla spina che mi brucia.

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