Dal Montana alla pasticceria la doppia vita del ricercatore
RICCARDO TON
ha una doppia vita. La prima è grigia, abitudinaria, scontata: quella del solito cervello in fuga, partito dalla provincia per fare il ricercatore all’estero, all’università del Montana e poi a quella di Macquarie, Australia; il suo ramo di studi è la fauna selvatica, e in particolare i comportamenti dei volatili più improbabili, dal tuffetto del Madagascar al picchio dal becco d’avorio. Per fortuna ogni tanto Riccardo scappa via, indossa l’abito bianco (macchiato di crema e cioccolato) e si dedica a un’attività davvero avventurosa: è infatti il titolare, l’anima creativa, il genio e la sregolatezza della pasticceria Dolomiti di San Giacomo di Veglia, Vittorio Veneto. Ovvero
la pasticceria più buona di tutta la sinistra Piave e quindi del mondo, per chi è nato da queste parti.
Perché la sinistra Piave per noi resterà sempre il centro di tutto, tra l’Estremo Oriente da una parte e il Far West dall’altra, un po’ come Times Square ma molto più vicino a Venezia. Se la passione aviaria esplose sui banchi di scuola (galeotto fu l’Atlante faunistico che rubammo insieme dalla biblioteca del liceo Flaminio, 21 anni fa: forse è il momento di restituirlo), quella per fare i dolci è proprio stampata nel dna di Riccardo, un po’ come mangiarne a volontà è vocazione innata di chi scrive: entrambi l’abbiamo ereditata dal padre. Esattamente 59 anni fa, Pasquale Ton fondò la pasticceria.
La ricetta dello zabaione è rimasta la stessa, praline e mini bavaresi invece sono frutto di ricerca autentica,
e sempre aggiornati. Quanto alla mitica torta eponima (“la Dolomiti”) i suoi strati di cioccolati diversi potrebbero sfidare la triplice mousse del maestro Knam.
MA IL VERO SEGRETO
di questo luogo è una madeleine. È il piacere di un cappuccino e di un cornetto preparato come una volta davanti a un giornale di carta (e non lamentatevi su Tripadvisor quando i croissant sono finiti: non essendo precotti, per averne di nuovi bisogna aspettare il giorno dopo). È il valore del lavoro artigianale che si percepisce subito da queste parti insieme all’accento. È il ricordo di chi non c’è più: il papà Pasquale e la sorella Tiziana, mancata pochi mesi fa. Sono l’amore e la pazienza smisurata di mamma Franca e di suo fratello Giuseppe, mediano alla Oriali che corre anche per Richi quando lui se ne sta accampato in una tenda nella savana. Tanto prima o poi, quando finisce la crema di nocciole, torna sempre a casa.