La legge (del contrappasso) è davvero uguale per tutti
COS’HANNO IN COMUNE ASIA ARGENTO,
Luigi Di Maio e Marco Travaglio? Hanno tutti patito la legge del contrappasso in questa coda infernale di 2018. Canonizzato da Dante nella Divina Commedia, il “contrappasso” è l’aggiornamento medioevale della “legge del taglione”: infligge a chi ha recato l’offesa la stessa lesione da lui provocata all’offeso. Dante, per esempio, agli ipocriti fa indossare pesanti mantelli dorati fuori, di piombo dentro, perché in vita avevano ostentato virtù che non avevano. E i moralizzatori? Torna in mente una frase con cui Marco Pannella in un dibattito tv del 1983 mise a nudo certe doppie morali: «La verità è che nelle accuse siamo tutti un po’ autobiografici».
Veniamo ai nostri eroi. Asia Argento ha animato il movimento #MeToo chiedendo maggiore consapevolezza del fenomeno delle molestie sessuali sui posti di lavoro. Con risultati positivi. E qualche effetto collaterale, per cui in assenza di regolare processo alcuni uomini hanno subìto danni di immagine e professionali. Era un campagna di sensibilizzazione, in alcuni casi ha scatenato una caccia alle streghe. Anzi, agli stregoni. Vittima la stessa Argento, che per accuse di molestie rivoltegli da un giovane attore minorenne all’epoca dei presunti fatti, è stata estromessa dalla giuria di X Factor.
ministro del Lavoro, sono noti i recenti guai personali: lo scandalo che riguarda gli affari di famiglia, tra lavoratori non regolari e capannoni sospetti. Il cortocircuito è scattato anche perché il ministro del Lavoro ha sempre evidenziato l’importanza della battaglia contro il lavoro nero, non regolare, abusivo. E se per Argento la nemesi è arrivata tramite il talent show musicale, per Luigi Di Maio si è incarnata in Filippo Roma, inviato de Le Iene, il format tv più amato dall’ala giustizialista e moralista del popolo grillino.
MARCO TRAVAGLIO
infine ha bloccato sul suo Fatto quotidiano una vignetta di Vauro che nel dibattito tra “No Tav” e “Sì Tav” ritrae il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli come un “Boh Tav”. Ineccepibile. Ma inaccettabile per Travaglio. Che però, per evitare l’accusa di censura che montava sul web – proprio lui che la censura l’ha patita! – ha recuperato la vignetta sul giornale, dando la sua versione della bocciatura: la battuta di Vauro è «sbagliata, basata su un fatto non vero». Ma come, la satira deve verificare i fatti su cui basa i giochi di parole? E poi, da che pulpito: Travaglio quando deve difendersi dall’accusa di aver diffamato qualcuno con i suoi editoriali si difende dietro il (suo) diritto di satira. Morale? La legge del contrappasso, quella sì, è uguale per tutti.