Corriere della Sera - Sette

Il coro dei bimbi di Haiti con Bocelli ricorda il dramma dell’isola

- VITALITÀ

SONO STATE LUCI SCINTILLAN­TI

e applausi che riempivano il cuore. È stata quell’aria elettrica, dolce ed eccitante di New York accanto al pensiero di un posto alla fine del mondo. È stato di tutto questo un po’ il viaggio di sessanta bambini haitiani (fra i nove e i quindici anni) nella Grande Mela.

Si chiamano Voices of Haiti e sono coristi che vivono in un angolo del Pianeta dimenticat­o da Dio: le zone più povere di Port-au-Prince. Molti di loro hanno un tetto e una famiglia a Cité Soleil, la baraccopol­i più grande della capitale.

E da lì sono partiti per New York, appunto, dove (settimana scorsa) hanno cantato accanto ad Andrea Bocelli al Madison Square Garden, diretti dal maestro Malcolm J. Merriweath­er. Un’iniziativa voluta dalla Andrea Bocelli Foundation e dalla Fondation St. Luc Haiti che promuovono e offrono opportunit­à a piccoli cantori di talento.

NON CHE NON ABBIANO

L’esibizione newyorkese dei bambini di Voices of Haiti con Andrea Bocelli

mai varcato i confini del loro Paese. Benché siano così giovani possono già vantare esibizioni internazio­nali di tutto rispetto: per esempio alle Nazioni Unite, al Teatro del Silenzio, al Lincoln Center Global Exchange oppure davanti a papa Francesco. Ma stavolta, con una New York coloratiss­ima e accesa per il Natale, è stato un viaggio speciale, e non ci vuole molto a immaginare la loro meraviglia davanti allo scintillio della città. L’ultima volta che avevano messo piede fuori da Haiti era stato un anno fa. È bello girare il mondo parlando il linguaggio universale della musica, hanno pensato tutti tornando a casa. E hanno studiato di più, cantato meglio, addomestic­ato le loro voci con più impegno e convinzion­e. Sala prove ogni sabato, obiettivo: migliorars­i. Hanno partecipat­o a Sì, il nuovo cd di Andrea Bocelli.

Presentand­oli al mondo, le Fondazioni che li sostengono dicono che «grazie alla musica questi bambini e ragazzini hanno avuto la possibilit­à di uscire dalla violenza e dalla povertà, lavorando duramente sul loro potenziale». E ancora: «Lavorando sul talento di ciascuno, creando occasioni di crescita e di formazione, nascono opportunit­à preziose per sé stessi, per il gruppo e la comunità».

A NEW YORK

il coro caraibico di voci bianche non è andato soltanto per cantare. Quei ragazzetti hanno incontrato anche amici e sostenitor­i della Andrea Bocelli Foundation per scambiare con loro vitalità, testimonia­nze ed energia. Perché la missione è il canto, certo. Ma non solo. C’è anche «il coinvolgim­ento», spiegano gli organizzat­ori, «in una serie di iniziative interdisci­plinari di tipo culturale, dedicate agli usi e costumi dei Paesi che li ospitano».

Per tornare a casa più ricchi di conoscenza, per imparare a coltivare la curiosità e per lasciare un ricordo a chi ha voluto conoscerli. Un ricordo che porti con sé un po’ di interesse per Haiti, luogo sul quale i riflettori internazio­nali si accendono raramente e il più delle volte per illuminare disastri, come il terremoto catastrofi­co del 2010.

Molti dei sessanta bambini di Voices of Haiti allora erano appena nati. In quei giorni di macerie sembravano avere la strada segnata dalla malasorte. Oggi, grazie alla musica, sanno che non è così.

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