Corriere della Sera - Sette

PER LE AUTO IN CONGO ALTRO CHE ECOTASSA

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L’AUTOMOBILI­STA

che vedete in questa foto è destinato a pagare una stangata di ecotassa: a occhio e croce la sua vettura è una sorta di castigo di Dio per l’ambiente. Eppoi, visto lo stato pietoso in cui versano pneumatici, anabbaglia­nti, frecce e carrozzeri­a, lo attende una multa altrettant­o salata per mancata revisione. Qualcuno noterà poi in questa immagine che il carico sul tetto è forse un po’ troppo elevato. Si tratta di circa due metri e mezzo di verdure e legni. Davvero un po’ troppo anche per le vacanze italiane anni Sessanta quando le 500 del nostro boom economico venivano stracarica­te, dai nostri padri e dai nostri nonni, come muli. Ma qui non siamo in Italia, qui non c’è ecotassa, qui non ci sono incentivi per l’ibrido o per l’elettrico, e qui le vetture non devono superare la revisione biennale.

Siamo a Matadi, Repubblica Democratic­a del Congo, al confine con l’Angola. Poco lontano c’è un fiume che porta sull’Atlantico. A Matadi, come in gran parte del continente africano, si vive di poco, e un mezzo di trasporto per alcuni è come un diamante: per la vita.

L’immagine che vedete non è soltanto il documento crudo di come esistano più mondi, all’interno del nostro mondo. È anche lo specchio in cui guardarci senza indulgenza, un promemoria che parla di nostri simili, in condizioni per niente simili. La prova di quanta ipocrisia ci possa essere in una parola. E quanta, certe volte, nelle nostre vite.

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