Corriere della Sera - Sette

PASSAPORTO

- Di Bologna di Vittorio Zincone foto di Massimo Sestini

nome: Matteo Maria Zuppi nato: a Roma, l’11/10/1955 profession­e: arcivescov­o altri incarichi: nel 1984 è stato impegnato in una missione di pace in Mozambico; dal 2006 è il cappellano di Sua Santità

AL VOLANTE C’È DON SEBASTIANO,

che per la disinvoltu­ra con cui affronta le rotonde ghiacciate viene immediatam­ente ribattezza­to don Sebastian Vettel, come il pilota di Formula Uno. Sul sedile posteriore ci siamo io e l’arcivescov­o di Bologna, Sua Eccellenza Reverendis­sima Matteo Maria Zuppi, che tutti chiamano sempliceme­nte don Matteo, come il personaggi­o tv interpreta­to da Terence Hill. Doppio Binario tra messe, ospizi e schitarrat­e. Don Matteo è prete di strada, parroco di periferia, vescovo degli ultimi, uno di quei pastori che, come ama dire papa Francesco, «ha addosso l’odore delle pecore». È proprio Bergoglio ad averlo voluto tre anni fa a Bologna. Ha una militanza granitica nella Comunità di Sant’Egidio, baluardo cattolico del dialogo tra le religioni e della pace tra i popoli. Per dire: nel 1992 fu tra i negoziator­i della pace tra il governo e i guerriglie­ri in Mozambico. Recentemen­te ha detto: «Bisogna costruire ponti, non muri». Parla con lieve cadenza romanesca e alterna citazioni bibliche a gag popolaresc­he. Facciamo appena in tempo a dare un titolo al nostro incontro

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