No
Luciano Canfora
A MIO PARERE LE PROVE INVALSI
sono poco utili a cogliere la maturità di un allievo. Utilizzano una modalità schematica di concepire e testare la conoscenza, il ragionamento necessiterebbe di una scrittura estesa. Peraltro i docenti già fanno fatica a terminare i programmi, investire tempo in questi test non mi pare una buona idea. Resto scettico anche sulla possibilità di raggiungere davvero una visione comparativa della preparazione di tutti gli studenti. Se questo è l’obiettivo, suggerirei dei metodi alternativi, prendendo magari spunto dai tradizionali metodi d’esame dei vari Paesi al termine dell’ultimo ciclo di studi. Nel baccalauréate francese, per esempio, grande importanza ha la prova scritta di filosofia, dove viene chiesto di svolgere una riflessione sulla base di quanto appreso.
Antonello Giannelli, 59 anni, è presidente dell’Associazione nazionale presidi. Luciano Canfora, 76, è filologo e storico del mondo antico; per Laterza ha pubblicato La scopa di don Abbondio. Il moto violento della storia
Si potrebbe costruire una prova comune per i giovani europei
che si basi su questo tipo di esperienze.
Non sono d’accordo neppure con l’atteggiamento di autoflagellazione che in Italia si tende ad avere rispetto al livello degli studenti: quando mi confronto con colleghi che insegnano nelle università di tutto il mondo emerge sempre come i nostri ragazzi tendano a essere assai più preparati della media. Ultimamente nelle scuole è cresciuto anche lo spazio dedicato alle lingue straniere e l’attenzione alla preparazione scientifica. Mi pare proprio che non ci sia di che essere negativi.