Corriere della Sera - Sette

LA PERSONALIT­À DEI FIOCCHI DI NEVE

- DI ROBERTA SCORRANESE Natura al gelo

Non c’è un fiocco uguale all’altro, ma neppure un manto nevoso uguale all’altro. Lo sanno i giapponesi, che nelle forme della neve sulle rocce misurano il tempo; ma anche fisici, geologi, artisti. E ora un libro insegna a decifrare la pagina più bianca della natura LA VITA HA PIÙ FANTASIA DI NOI.

Ma la neve ha più fantasia della vita: per esempio, l’architettu­ra di un fiocco può assumere migliaia di forme diverse. E tutte imprevedib­ili perché il destino di un’ostia di neve può dipendere da un minimo scarto della temperatur­a esterna. Puf. Nemmeno ce ne accorgiamo che, ecco, nasce una stella o un esagono o un fiore geometrico. E

ci sono uomini e donne che alla neve hanno dedicato una vita.

Uno di questi si chiama Michele Freppaz e fa il nivologo all’Università di Torino. Insieme allo scrittore Francesco Casolo, per Utet, ha scritto giorni della neve, un po’ romanzo e un po’ saggio sulla magia bianca. Che è ondivaga, mutante, sempre diversa.

LO AVEVA INTUITO CLAUDE MONET,

Iquando a metà Ottocento decise di spostare il suo atelier all’aria aperta e cominciò a cercare non «le cose» (come faceva l’Accademia), bensì «il cambiament­o delle cose»: le mutazioni in sequenza della luce, dei riflessi del giorno sulle facciate degli edifici. I suoi dipinti imbiancati (ne realizzò una quarantina) sono una perfetta metafora per comprender­e la natura più segreta della neve: di bianco, a ben vedere, ce n’è poco. Sono ombre, sfumature, contrasti. E infatti Freppaz sottolinea: «Non c’è una neve uguale a un’altra, cambia in funzione delle aree geografich­e in cui si deposita». A destra, un uomo pesca nelle acque del fiume Yenisei, vicino a Krasnoyars­k, in Siberia. Sopra, un bosco finlandese innevato

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