Chiude dopo la prima edizione il festival per sole donne
C’ERA UNA VOLTA
un festival musicale che si chiamava Bravalla, in Svezia. Era il più grande evento musicale della nazione e la gente arrivava da ogni dove.
Nel giugno 2017 successe che mentre gli artisti si esibivano sul palco del Bravalla, qualcuno – e parliamo di uomini – si esibiva ai piedi del palco nelle performance peggiori: quattro stupri e 23 casi di molestie sessuali.
Uno schifo, prima ancora che uno scandalo. E naturalmente un dramma per le vittime. Si sollevarono le polveri delle cronache e dei commenti, del «mai più» e del «puniremo i responsabili». Anche perché i fattacci del Bravalla non erano proprio un inedito. L’anno precedente nello stesso festival gli stupri erano stati cinque e i casi di molestie una dozzina. Insomma: non una bella immagine per l’evento, e ancor meno per chi non ha saputo evitare che i fatti si ripetessero una seconda volta, appunto, nel 2017.
FIN QUI È PURA CRONACA,
raccontata all’epoca dai media del Paese scandinavo. Ma adesso arriva il seguito. Succede – e questo invece lo racconta il Guardian – che l’agenzia governativa contro la discriminazione svedese
(la Equality Ombudsman) abbia deciso in questi giorni che
Fatti gravi, certo, considera la Equality Ombudsman, che promette: «Stiamo cercando di prendere provvedimenti» poiché «gli abusi sessuali, specialmente ai festival, sono un serio problema».
Allo Statement Festival 2018 erano in scena artiste e artisti come Rebecca & Fiona, Jenny Wilson, Loreen, Cleo, Frida Hyvönen, Joy, Girlschool, Tami T, Dolores Haze e molti altri. Per il 2019 non si era nemmeno cominciato a ragionare sui nomi da coinvolgere quando si è imposta la cancellazione (senza penali). Nella sua prima edizione l’evento era stato presentato come «un festival che ti cambia la vita». Gli ideatori hanno affidato a Facebook un loro commento: «Il successo dello Statement mostra che ne abbiamo bisogno e questo verdetto non cambia le cose. Non abbiamo commenti, siamo impegnati a cambiare il mondo». Una rapper svedese al festival Statement nel 2018: dal pubblico sono banditi gli uomini
reagire a quegli abusi sessuali organizzando un festival per sole donne non sia lecito. Viola la legge che vieta la discriminazione di genere.
Dal 31 agosto al 1° settembre dell’anno scorso era andata proprio così: l’attrice e comica Emma Knyckare aveva messo in piedi, a Göteborg, lo Statement Festival: una manifestazione musicale per sole donne, persone non binary e transgender. Se non si apparteneva a nessuno di questi gruppi niente da fare. Teoricamente – raccontò il magazine Metro – gli eterosessuali potevano anche partecipare ma la zona a cui avevano accesso era dietro le quinte e riservata a soli uomini che, alla fine, seguivano lo spettacolo da una specie di recinto. Inaccettabile e illegale, secondo i garanti dell’antidiscriminazione che parlano di legge infranta «scoraggiando un certo gruppo di persone dal partecipare all’evento» e che hanno indotto gli organizzatori dell’edizione 2019 a cancellare tutto.
PIÙ CHE SCORAGGIARE,
per la verità, quegli organizzatori nella loro prima edizione avevano puntato proprio a
escludere gli eterosessuali, citando esplicitamente gli «incalcolabili abusi subiti dalle donne ai festival di musica».