Corriere della Sera - Sette

Ruggeri: «La musica alta è pericolosa»

- RICORDI PILOTATI DA STEFANO RODI

A ENRICO RUGGERI

guidare piace, ma non è un fanatico. La sua passione è tutta concentra su un’auto: la Mini. Ne ha avuto un numero ormai imprecisat­o. Con una delle prime, nel 1981, a 24 anni ha vissuto momenti che, in una manciata di secondi, sono passati da un estremo all’altro. Prima belli e spensierat­i, poi l’opposto. Per colpa della musica, «che stavo ascoltando a manetta, come facevo di solito. Ero a Milano, e stavo arrivando al semaforo che c’è all’incrocio dove si trova la biblioteca Sormani.

Il volume era più alto di quello della sirena dell’ambulanza che arrivava dalla strada dietro l’angolo. Erano tutti fermi e io non capivo perché.

Quindi, con calma, li ho superati e l’ambulanza che è sbucata dietro l’angolo in piena velocità, mi ha centrato in pieno, come un birillo. Mi ha sbattuto proprio contro la biblioteca. Per fortuna ce la siamo cavata tutti. Io con qualche costola rotta per la verità. È andata bene anche a quello che era bordo dell’ambulanza, che era già ferito di suo, poveretto». Probabilme­nte raccolto da un precedente incidente. Giornata storta, finita non male come avrebbe potuto. «Da quella volta ho abbassato il volume».

Sulle quattro ruote i suoi ricordi viaggiano comunque sempre attorno alla musica, anche se in chiave più positiva del botto milanese. Viaggi mitici e al limite della resistenza fisica: uno ad Amsterdam, per esempio. Andata e ritorno con quattro amici, nel 1976, inutile dire con una Mini, per andare al concerto dei Blue Öyster Cult, «che oggi non andrei a vedere neanche sotto casa». Altra impresa, qualche anno dopo: «Un Forlì-Norimberga, nel 1992. Siamo partiti alla sera tardi dopo un mio concerto, perché a mezzogiorn­o avevamo il sound-check. Una bella notte di guida inininterr­otta». Arrivato fresco, o quasi.

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