Sergio Romano: «La mia Buick e la patente USA»
USI, COSTUMI E PAESI
si scoprono in tanti modi. Alcuni inaspettati anche per uno che, come Sergio Romano, ha fatto una brillante carriera diplomatica. Nel 1952 stava frequantando l’università a Chicago. Il desiderio di avere un’auto e potersi muovere liberamente diventò realtà con l’acquisto di una vecchia Buick, usata, per poche centinaia di dollari. Il traffico però, già allora, era abbastanza caotico, quindi per prendere confidenza con la guida americana usò i viali all’interno del college. Ma c’era un altro problema da risolvere: la patente italiana nell’Illinois non valeva e bisognava quindi rifare un esame, presentandosi nella sede della polizia più vicina. «Così feci e ottenni la mia licenza». Qualche giorno dopo un amico italiano voleva seguire il suo esempio. «Mi sentivo un esperto e gli dissi di andare a nome mio nella sede della polizia dove avevo fatto l’esame, credendo di avere lasciato un buon ricordo. Lui seguì il mio consiglio, e venne bocciato. Senza ragione visto che aveva guidato benissimo». Al secondo tentativo, nel quale era andato esattamente come la prima volta, l’amico venne promosso e a quel punto chiese ragione della prima bocciatura.
«Per ché lei era venuto facendo il nome del signor Romano che non era stato per niente gentile con noi».
La mia mancanza era stata quella di non aver lasciato una mancia ai poliziotti dopo la mia promozione. Così imparai che quello era il costume: una corruzione di basso profilo che non si doveva mai tralasciare». Successivamente con l’automobile, vista la sua lunga carriera diplomatica, Sergio Romano ha girato in tanti Paesi del mondo. «Di solito non guidavo io, però. Era più un ufficio che un mezzo di trasporto. O leggevo, o parlavo con qualcuno seduto di fianco a me. Fuori dal finestrino guardavo poco».