Perché abbiamo smesso di parlare dei nostri sogni?
L’attività onirica viene studiata dalla psicologia e dalle neuroscienze. I sogni non sono solo indizi: servono a imparare, ci aiutano a superare i traumi. Ma, nell’epoca dei social, sembrano quasi passati di moda
BARCHE DENTRO UNA PISCINA,
Matteo Renzi con i piedi nell’acqua che si scusa per gli errori commessi e mia moglie Ortensia che esprime pubblicamente spietati giudizi politici (cose altamente improbabili, entrambe). I miei genitori, giovani, su un prato in montagna. La redazione di 7 vista attraverso una vetrata, dal palazzo di fronte. Querce inquietanti, magnolie mosse dal vento. Sogno moltissimo, da qualche tempo. Con le immagini insolite che transitano nella mia testa di notte potrei scrivere una serie televisiva fantasy, o il programma politico di questo governo.
NON RACCONTO SPESSO
i miei sogni, ma per qualche ora – talvolta per qualche giorno – li ricordo. Sono lucidi come fotografie. Al mattino, ogni tanto, me li scrivo. Alcuni sono ricorrenti, altri sorprendenti. La maggior parte sono emozionanti, alcuni ansiosi. In un libro di viaggi, tre anni fa, ho raccontato un sogno straordinario: arrivavo in una stazione ferroviaria sconosciuta, dalla quale ripartivano treni per località delle quali, svegliandomi, ricordavo perfettamente i nomi. Ho controllato: inesistenti, tutti.
MI HA COLPITO, IN UN’INTERVISTA
apparsa su 7 il 18 marzo 2018, la determinazione con cui lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet rifiutava di raccontare a Luca Mastrantonio i propri sogni ricorrenti («Non scherziamo, sono cose serie»). Mi colpisce ancora di più quanto poco si parli dell’attività onirica, oggi. Sembra quasi che i social, e l’ossessione per la rappresentazione di se stessi, abbiano ridotto l’interesse per l’introspezione. Quand’ero ragazzo, negli anni Settanta, guardarsi dentro era invece un’occupazione a tempo pieno (spesso pasticciata, ma sincera). Le evidenti implicazioni sessuali dei sogni erano un frequente argomento di conversazione. Credo che quasi nessuno, ai tempi, avesse letto per intero L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud; ma penso che quasi tutti ne avessero preso in mano una copia.
PER QUESTO ABBIAMO DECISO
di dedicare la nostra copertina ai sogni: se ne parla troppo poco, e vogliamo capire perché. Abbiamo affidato il racconto a Irene Soave, appassionata della materia onirica (è lei che cerca di convincermi a tenere un diario di sogni). Potete leggere la sua inchiesta da pag 16 a pag 23: i nuovi studi, le ipotesi, i rapporti con le fantasie durante la veglia. Perfino i tentativi, ormai diffusi, di pilotare i sogni e piegarli alle nostre necessità (una prospettiva che non mi attira: temo uno sciopero del subconscio).
UN AIUTO CI È VENUTO
da La nuova scienza dei sogni, appena pubblicato in Italia da Rizzoli. La giovane autrice si chiama Alice Robb: è una giornalista scientifica americana e scrive per The Atlantic eil settimanale New York. Nell’intervista che ci ha concesso, spiega come la scienza dei sogni, un tempo patrimonio della chiaroveggenza e poi collegata agli istinti sessuali repressi, sia ormai parte della psicologia, delle neuroscienze e della medicina. Gli studiosi oggi ammettono che i sogni servano ad insegnare e a farci superare i traumi. Speriamo che questo nuovissimo riassunto di un mistero antichissimo – la Bibbia è piena di sogni, così l’Iliade, l’Odissea el’ Eneide – possa aiutarci a capire di più e a vivere meglio.
LE DUE COSE, COME SAPETE,
insieme.
Paesaggio blu
viaggiano spesso