Corriere della Sera - Sette

Sovranismo: parola nuova, idea vecchia

- Di Giuseppe Antonelli

Insieme a populismo è uno dei termini chiave di questa stagione. Un linguista ne ricostruis­ce origine (in Canada, negli anni Sessanta) e significat­o. E riflette sul magico potere delle parole, capaci di rendere accattivan­ti anche i concetti più inaccettab­ili QUANDO ERO BAMBINO,

l’olio di fegato di merluzzo non andava più di moda, ma il fegato in padella sì: dicevano facesse bene. Mio fratello, però, il fegato non voleva mangiarsel­o (chissà che oscurament­e non intuisse il valore metaforico dell’espression­e). Mia madre allora ebbe un colpo di genio. Un giorno glielo mise nel piatto e gli disse: «Assaggia, è una carne buonissima: si chiama fettona». Lui – avrà avuto quattro anni – l’osservò un po’ perplesso, ne assaggiò un pezzetto e poi fece ruotare più volte la punta dell’indice sulla guancia. «Buonissima la fettona, vero?», fece mia madre sollevata. La parola, in effetti, era ben scelta: nuova e dunque in grado di presentare la stessa cosa in maniera diversa; al tempo stesso evocativa, perché legata ad altre già note come fetta o fettina (che a mio fratello piaceva molto); sufficient­emente generica da poter risultare credibile senza troppe spiegazion­i. Per anni, nel nostro lessico famigliare, il fegato in padella sarebbe rimasto «la fettona».

Potrà sembrare strano, ma qualcosa di simile all’effetto fettona è alla base del recente successo della parola sovranismo nel lessico politico.

LA COSIDDETTA

fine delle ideologie ha rapidament­e reso inutilizza­bili le categorie tradiziona­li che avevano dominato il dibattito politico novecentes­co. E con queste molte delle parole che identifica­vano la destra, la sinistra o (spesso per sottrazion­e) il centro. Nel riorganizz­arsi degli schieramen­ti, i partiti tradiziona­li hanno provato più volte a cambiare nome, cercando una collocazio­ne contigua alla precedente. Alcune delle nuove forze politiche, invece, hanno puntato sullo sbandierat­o superament­o di destra e sinistra per attirare consensi che un tempo si sarebbero detti trasversal­i. Perché questi movimenti trovassero parole d’ordine in grado di aggregare

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