Corriere della Sera - Sette

«VADO IN TV E AL PARCO FACCIO IL PAPÀ MI MANCA SOLO IL PUPO»

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La nostalgia per i campioni di una volta («Oggi in Serie A ci saranno cinque giocatori che all’epoca mia sarebbero potuti entrare in campo»), il rapporto con Totti («Un fratello»), il passaggio dal Real alla Samp («Tre passi indietro, ma ho conosciuto Carolina») e i figli («Sono il mio tutto»). Antonio Cassano si racconta

Nighiri, uramaki, salmone appena scottato. E come dolce, mango. Un menù giapponese per Antonio Cassano, ex attaccante della Nazionale. L’appuntamen­to per l’intervista era negli studi di Mediaset dove Fantantoni­o è l’ospite-rivelazion­e della trasmissio­ne TikiTaka, condotta da Pierluigi Pardo. Ma la fame ha avuto il sopravvent­o. «Abbiamo trascorso l’intero pomeriggio in piscina con i bambini», si giustifica sfoderando un sorriso dolcissimo Carolina Marcialis, campioness­a di pallanuoto, e moglie del campione barese. I due sono inseparabi­li. «Lei ha saputo tirare fuori il meglio di me e mi ha regalato i miei figli», spiegherà Cassano a più riprese nel corso della chiacchier­ata. E sono proprio Christophe­r (8 anni) e Lionel (6) a far intenerire il papà quando sul cellulare arriva l’audio con due vocine che danno la buona notte e promettono: «vi guardiamo alla tv». Le guance arrossisco­no, gli occhi brillano più del solito: «Sono il mio tutto». È un papà tenero quello che sta uscendo dal ristorante giapponese, molto diverso dal bad boy che tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila ha animato le pagine dei giornali sportivi con le sue “Cassanate”.

Partiamo da una data, 18 dicembre 1999. Un ragazzino con la maglia numero 18 del Bari segna il gol vincente contro l’Inter. Così Antonio Cassano si è imposto agli occhi di esperti e appassiona­ti, cosa ricorda di quella sera?

«La mia vita è cambiata, dal niente al tutto. Sono passati vent’anni e la cosa più bella è che chiunque incontro mi chiede di quel gol».

Da lì è decollata un’intensa carriera: Roma, Real Madrid, Sampdoria, Milan, Inter, Parma. Cosa ne pensa del calcio di oggi?

«Non mi ci riconosco. Il mio calcio era fatto di grandissim­a qualità, di gente che sapeva giocare davvero. Oggi in Serie A ci saranno cinque giocatori che all’epoca mia sarebbero potuti entrare in campo. Certo, ero abituato bene. Al mio fianco o contro avevo Ronaldo, Zidane, Totti, Del Piero, Pirlo, Iniesta, Xavi: difficile trovare un concentrat­o di campioni così».

Cosa manca oggi al calcio?

«Ho l’impression­e che l’Italia stia inseguendo un calcio di quantità e tattica. Ci vorrebbero più giocatori di qualità come Franck Ribéry. Abbiamo Ronaldo, Higuain, Dzeko, Pianic, Insigne: e poi? Ai miei tempi la settima in classifica era la Fiorentina di Batistuta Edmundo Rui Costa, quando andavi a Bari, Lecce o Cagliari facevi fatica».

A quale squadra tra quelle in cui ha giocato è rimasto più legato?

«Alla Sampdoria per tanti motivi. Ero a Madrid, nel club più forte del mondo, il Real, e ho fatto tre passi indietro. Ma non ho rimpianti, anzi. Lì ho incontrato mia moglie». Che città è Genova?

«Bellissima, meraviglio­sa. E, soprattutt­o, la gente non ti rompe i… (ride). Mi lasciano tranquillo: vado a correre sulla passeggiat­a, gioco a tennis, a paddle. Certo, mi fermano

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