Papeete addio. C’è Zaia
saldamente leghista ma poi, per dire, quando arriva a Pontida e vede certi ceffi ringhiare ai giornalisti, dice «no, calma, qui da noi l’accoglienza è sacra».
Una volta ha persino salvato un albanese rimasto intrappolato nella macchina in fiamme. In alcune interviste ha dichiarato di essere stato “pannelliano” e “gandhiano”. Poi, certo: paragonò il Veneto alla Crimea, occupata dalle truppe russe. È da sempre contrario alle adozioni gay. Si lamentò perché in una fiction poliziesca gli agenti più simpatici e brillanti erano tutti romani e napoletani, mentre l’unico scemo del commissariato era di Venezia.
Di solito però non straparla, gli è rimasto addosso quel certo pragmatismo contadino (è nato a Godega di Sant’Urbano 51 anni fa: il padre era il meccanico del paese, la madre casalinga), evita i talk show televisivi, preferisce presenziare sul territorio, dov’è adorato, e grazie a lui l’Unesco ha proclamato le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene patrimonio dell’Umanità.
Naturalmente, ragionavano i senatori alla buvette, «per incoronare Luca, dovremo prima far disarcionare Matteo. E, purtroppo, non sarà affatto facile. Quel ragazzo adora il potere».