IO E LA MALATTIA UN GRANDE GENETISTA, IL CORPO DIVENTATO PIETRA E LA SCOPERTA CHE C’È LIBERTÀ NEL DIPENDERE DAGLI ALTRI
«Parkinson, un pacemaker al cuore, insufficienza respiratoria: negli ultimi tre anni non ho avuto pace», racconta in prima persona Boncinelli alla soglia degli 80, ripercorrendo le tappe di un cambiamento
radicale affrontato con coraggio. E a colpi di aforismi
Essere sbalzati fuori dalla realtà e, allo stesso tempo, rimanere prigionieri del proprio corpo, sempre più limitante ed esigente. Non so trovare parole migliori per descrivere il mio stato degli ultimi tre anni. Il tutto associato agli inconvenienti propri dei miei quasi ottant’anni: vederci poco e ricordarsi meno — «non ricordarsi dalla bocca al naso» si direbbe dalle mie parti. Per non parlare della delizia di non distinguere i volti delle persone poco conosciute (prosopagnosìa la chiamavo quando insegnavo). Se ne parlo è perché spero che così facendo tutto questo diventi un episodio, una parentesi di vita, una spedizione esplorativa, non esaltante ma magari istruttiva. Anche se non ci credo.
Di che cosa parlo? Del mio stato di salute fisico e mentale che ha caratterizzato gli ultimi mesi, pur andando incontro a frequenti alti e bassi. Esattamente tre anni fa fui colpito da una sorta di “folgorazione” che instaurò un mio sciagurato stato di salute che “ancor non m’abbandona”. Da quel primo episodio non ho più avuto pace e sono quasi sempre andato peggiorando. Nel corpo e anche, a tratti, un po’ nella mente. Con il risultato che sono ancora abbastanza razionale ma sono diventato irragionevole.
Guardiamo la situazione più da vicino. Il corpo è pesante e molto affaticato per almeno tre afflizioni: un Parkinson in stadio avanzato, un cuore perennemente sotto sforzo e bisognoso dell’applicazione di un pacemaker, come ho effettivamente fatto più o meno un anno fa, e in più un’insufficienza respiratoria dovuta, forse, a una sorta di bronchite cronica. Ciascuna di queste tre cose non appare da sola particolarmente pericolosa — magra consolazione, per la verità — ma il loro complesso è tale da fiaccarmi e di tanto in tanto paralizzarmi. L’affezione che più opera in questa direzione è ovviamente il Parkinson: un anno fa mi bloccò completamente e ora mi costringe a muovermi e a camminare con grande sforzo e somma circospezione. Come un novello Colosso di Rodi , la bellissima isola greca dove sono nato nel maggio del 1941. Questa mastodontica statua aveva, si dice, il corpo di bronzo ma i piedi d’argilla. Non si reggeva quindi molto bene in piedi.
Un anno fa mi immobilizzai del tutto e mi “rappresi” in una massa corporea compatta. Mi pareva di essere diventato di pietra come La