Corriere della Sera - Sette

Rispettiam­o i generi e la nostra lingua

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Caro Prof. Antonelli, lei scrive che la declinazio­ne al femminile di parole indicanti un ruolo o una profession­e suona male all’orecchio perché non siamo abituati, ma col tempo ci adatteremo, come è successo con «dottoressa» o «professore­ssa». D’accordo, ma resta la questione dell’utilizzo al plurale di queste parole. Se dico «il Consiglio dei Ministri», nessuno dubita che al loro interno sono presenti anche le donne; ma se utilizzo il femminile, si penserebbe che sono tutte donne. Utilizzare contempora­neamente maschile e femminile non è molto pratico. Certo, col tempo ci si abitua, ma che bisogno c’è di cambiare?

Severo Ferrari severoferr­ari@alice.it

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