Le monelle son tornate! (E una ha la barba)

Una volta un mio amico mi raccontò che in prima media una sua compagna di classe lo aveva portato in bagno per fargli vedere una cosa che aveva scoperto. In bagno, effettivamente, scoprì la cosa che aveva con sè e lui ne fu così turbato che a lungo, all’epoca, oscillò tra il sentirsi miracolato o violato. Mi è tornato in mente quel racconto leggendo le poesie di Marso Rossari e Veronica Raimo in Le bambinacce (Feltrinelli), presentato al Tempo delle donne di Milano. Il titolo muove da un verso di Arbasino in epigrafe assieme a un perverso Prévert. Raimo, che ha tradotto il bellissimo romanzo in versi Golden Gate di Vikram Seth, e Rossari, poeta navigato e allegro naufrago, non si risparmiano e non ci risparmiano nulla. Ardori, rossori, pudori, imbarazzi, rievocando con erotica leggerezza e ironica maestria la spudoratezza del corpo femminile quando fiorisce e l’eccitata impreparazione del maschio, ottuso e tenace nella meraviglia. È un catalogo di monelle, tra cui La bambina che aveva scoperto di avere una cosa (“tra le gambe, / sotto le mutande”) e La bambina che era uno sgorbio (che trova il bambino della sua vita). Un inno, tra ebrezza e tenerezza, alle donne che hanno il diritto di essere ribelli e libere prima ancora di diventare donne.