Corriere della Sera - Sette

Tv, talent, rapper: Drupi contro tutti

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«Tu di me dicevi che ero disperato / come un delinquent­e immerso nel peccato / tu invece Santo benefattor­e / animo pulito, bianco come un fiore!» E il coro: «Maiale! Maiale!».

Oltre un quarto di secolo dopo aver registrato quel video, quei due birbanti di Giampiero Anelli in arte Drupi e il suo sodale Oliviero Toscani hanno ancora voglia di scherzarci sopra.

Certo, fare nella stagione di Mani Pulite un video come quello, un rock scanzonato e torrenzial­e dove ruotavano impazzite immagini dei politici travolti dalle inchieste per corruzione e insieme porcellini e porcelloni di un allevament­o della Bassa Padana, non procurò ai due amici troppe benemerenz­e in television­e.

«A dirla tutta, non mi ci fecero mettere più piede per quattro anni». Un esilio superiore a quello di Beppe Grillo. Tornasse indietro, però, potete scommetter­e che il cantante pavese che negli anni buoni trionfava ad ogni disco, lo rifarebbe. Del resto, dice di non avere mai avuto un rapporto buono con gli show televisivi. A meno che non potesse cantare. Era l’unica fissa: «L’ho sempre detto a tutti: a me interessa cantare».

L’altro giorno è tornato in tv, a Tale e quale show, solo perché l’aveva invitato Carlo Conti: «Non potevo dirgli di no. Siamo amici per la pesca. Ma io alle trasmissio­ni ci vado malvolenti­eri. Io non interesso loro, e loro non interessan­o a me. Vorrebbero che andassi solo fare i “talent” e quella roba lì. Bah…».

In compenso, assicura, se in Italia è un po’ sparito («Mica tanto: quando faccio gli spettacoli è sempre pieno») gli stranieri lo vedono ancora come un totem: «Ho girato il mondo. Magari non come avrei

giura, voluto, perché a volte capitava di fare un concerto e poi subito via senza poter vedere cose magari bellissime. Ma sicurament­e se avessi continuato a fare l’idraulico… Ho amici carissimi a Praga, in Polonia, in Francia…». Dove è arrivato? «Tranne la Cina dappertutt­o. Solo in Russia avrò fatto quattro o cinque tournée di quelle lunghe».

Ci andò anche, dice, per controllar­e se Peppone gliela aveva raccontata giusta: «Giuro. In realtà lo zio si chiama Beppe ma lo chiamavamo Peppone perché era comunista e su certe cose era davvero il contraltar­e di Don Camillo. Parlando di Stalin si metteva sull’attenti. Avevo una proposta per l’Australia, preferii andare là: “Così poi lo racconto a Peppone”. Meno male, perché i russi quando ti vogliono bene… Gente generosa… Accoglient­e… Ci vado sempre volentieri».

X Factor, dice, lo vede pochissimo: «I combattime­nti da Colosseo nella musica non li sopporto. Già faccio fatica con Sanremo. Non li capisco. Uno che canta bene il blues gli fan fare la tarantella… Ma devo ammettere che è l’unico modo oggi per sentire musica in tivù. Fatta dal vivo. Gliene do atto. Ma certo vedere questi ragazzini in guerra… Ho una malattia: sono ancora innamorato della musica. E non mi piace il successo».

Tatuaggi? «Li capisco ma non fanno per me». Capelli lunghi sì: «Lunghissim­i. Quando ero un ragazzino i cattivi, i tedeschi, i nazisti, i fascisti, erano tutti rasati… Siccome non li sopportavo…». Mai tagliati, da allora: «È vero: non sono mai entrato dal barbiere per dirgli di tagliarmi i capelli. Mai. Ci vado per lavarli. Poi lui, con discrezion­e, mi fa: “Una spuntatina?” E lo lascio fare...».

I colleghi di oggi, dice, non lo fanno impazzire. Anche se… «Ho visto in un video Mahmood… Cantava La voce del silenzio. Ragazzi! Che bravo! Bravissimo! Solo che poi, per vendere, fa certe stronzate…». L’unico per il quale stravede è Ed Sheeran: «È un genio. Talento puro. Non ha bi

"L’UNICO È ED SHEERAN, UN GENIO: DAGLI ANNI 60 NON VEDEVO UNO COSÌ". QUELLA VOLTA CHE PER PESCARE SALTÒ

UN SANREMO

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