Non solo vino bio Bisogna puntare su pratiche sostenibili
Investimenti decisivi per il presente ma soprattutto per il futuro di un Paese come il Ghana, dove la qualità dei chicchi è più alta, il rischio di lavoro minorile più basso e il prezzo minimo stabilito dallo Stato garantisce agli agricoltori una maggiore sicurezza e stabilità.
Andrea Milanesi Andare oltre il bio. Mentre centinaia di cantine puntano, per etica o mercato, sulle vigne biologiche, Stefano Amerighi punta a una nuova etica. Il suo vino è il Syrah della Doc Cortona, di cui è presidente. È biodinamico: il metodo agricolo staineriano che segue le fasi lunari e punta a stimolare la fertilità dei suoli con alcuni preparati, mettendo al bando i fitofarmaci. In questa zona argillosa della provincia di Arezzo, Amerighi è diventato un profeta del vino naturale, incerta definizione che comprende tutto ciò che si allontana dalle pratiche chimiche o industriali. Fino al punto di ritrovare gesti antichi, come la pigiatura delle uve con i piedi. In pochi anni Amerighi ha conquistato la critica. Arrivato all’apice, come il suo vigneto De’ Canonici, ha dichiarato finita la stagione del vino naturale. Quando ha iniziato, nel 2002, in paese era considerato un personaggio bizzarro, quasi un hippie del vino. Diciassette anni dopo pensa che l’impegno bio non basti più: serve un nuovo modo di vendere il vino. È nata così, con i suoi colleghi Francesco Ferreri (Tanca Nica, a Pantelleria) Francesco De Franco (A Vita, Cirò), Corrado Dottori (La Distesa, a Cupramontana) una società di pratiche sostenibili che si occupa di prezzi, distribuzioni e trasporto del vino. Oltre il bio.
Luciano Ferraro