Corriere della Sera - Sette

NEL COCKTAIL SI FONDONO I SAPORI DELL’AGRICOLTUR­A BIO

- Di “Smile Tree”, fra i cocktail bar maggiormen­te creativi della scena torinese. Mentre

prima è un elemento imprescind­ibile per soddisfare un pubblico interessat­o al benessere oltre che al gusto. E la stessa attenzione che ci poniamo riguardo i cibi bio da mettere nel piatto abbiamo voluto metterla nei drink, perché la voglia non solo di bere bene, ma anche di bere sano è sempre più forte», racconta Vittorio Borgia, titolare insieme al fratello Saverio del gruppo specializz­ato in ristorazio­ne bio.

«Proponiamo miscelati studiati per esaltare prodotti da agricoltur­a biologica – dai succhi agli spirits, fino alla frutta di stagione – e affiancati ai piatti dello chef Federico Della Vecchia», racconta il giovane bartender di “Bioesserì Porta Nuova” Andrea Di Prionzio. Una tendenza, questa del bere bio, che inizia a farsi strada anche da altre parti d’Italia.

Ci lavorano celebrità della mixologist come Charles Flamminio, uno dei personaggi più importanti della miscelazio­ne italiana, ma anche Dennis Zoppi, fondatore

a Perugia “NoiBio” di Mirko D’Attoli è il tempio dei drink biologici. I più richiesti? Il “Sushi Mojito”: un pestato di lime, zenzero, zucchero di canna, salsa wasabi, alga arame, sakè, rum black spiced e tre gocce di salsa di soia. O il “Bloody Pepper”: passata bio al peperone jalapeno, vodka, tabasco e una spruzzata di salsa Worcester.

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