DI GUERRA
PRIGIONIERO DELLA MEMORIA
Arruolato in Marina nel luglio 1943, Oreste del Buono dopo l’8 settembre venne fatto prigioniero e mandato nel campo di lavoro di Gerlospass sulle Alpi austriache insieme a contingenti polacchi e ucraini. Rientrato a Milano due giorni prima del 25 aprile 1945, si metterà subito a scrivere, sulla base degli appunti presi nel campo, questa novella che, come scrive Ernesto Ferrero nella esauriente postfazione, è una delle primissime testimonianze della guerra e della prigionia. Raccontata in terza persona dal punto di vista di Tommaso, alter ego dello scrittore, la storia avvolge il lettore dello stesso gelo, costante, livido, che penetra nelle ossa dei prigionieri impegnati nella costruzione di una linea telegrafica. Neve, stracci umidi come vestiti, scarpe rotte, camerate sudicie di fiati e di corpi, una fame implacabile sono il basso continuo di un racconto che non prevede capoversi perché quella sensazione di “trovarci sempre contro un muro”, di essere prigionieri, anche dei ricordi, non passa mai. (cr. t.) Racconto d’inverno
Oreste del Buono
Postfazione di Ernesto Ferrero Minimum fax, 158 pagine, 12 euro