Corriere della Sera - Sette

«IL PRIMO PROVINO NEL ‘58:

-

E lei me ne portava un’altra. È andata avanti così, per anni».

Tuo padre com’era ?

«Un uomo rigoroso e generoso. Mi mandava a fare la spesa e mi dava i soldi contati. Centosetta­ntacinque lire per sette etti di pasta, venticinqu­e lire l’etto. E cento lire per il macinato. Erano le monetine da cinque lire, quelle con il pesce sopra. Papà era il responsabi­le della diffusione de l’Unità. E di nove testate del partito. Aveva sempre tutto scritto, su un quadernett­o. Serissimo, era fantastico. Mentre andavo a fare la spesa fischietta­vo per strada e c’era il barbiere, Lino Lanzoni, che mi ascoltava. Ogni tanto mi metteva sul seggiolino e mi faceva fischiare. Cominciai così».

Quale è stata la prima canzone?

«Fu sempre dal barbiere. Se c’erano che studiava con la maestra Scaglioni, considerat­a un’autorità della musica a Bologna. Mio padre pensò, “Facciamolo sentire dalla Scaglioni, non si sa mai, nella vita”». Raccontami il primo provino.

«Siamo nel '58, primi di febbraio. Ho tredici anni, non posso andare da solo in corriera. Il barbiere si offre di accompagna­rmi con la moto. Una Parilla. Mia madre mi fa un maglioncin­o a mano, un paio di calzoncini corti, faceva un freddo... Però poi mi dà un giubbetto. Mamma lavorava con la moglie del barbiere. Prendevano gli stracci America che arrivavano dalle barche a Livorno, li ripulivano e li vendevano al mercato. Ogni tanto avanzava un pezzetto di stoffa e lei la rammendava. Arrivo dalla Scaglioni. Lei stava facendo lezione. Lina Bizzarri, la cugina di Alvoni, mentre attendo ad Alfonsine, anni dopo, avevo già fatto qualche disco. Sul muro erano rimasti Marx ed Engels, avevano già tolto Gramsci e Togliatti. Sono tornato un’altra volta e non c’era più nessuno, di questi quattro. Pian piano i ritratti sparivano. La trasformaz­ione a sinistra arrivava. Dopo Lazzarella andai avanti due o tre anni con la Scaglioni. Avevo imparato qualche pezzo di Paul Anka e di Neil Sedaka. La maestra aveva anche fatto stampare un volantino in cui venivo definito il Pol Anka italiano. Pol, con la “o”». Stavi crescendo...

«La Scaglioni mi portò in tournée nella provincia e si accorse che piacevo, prendevo cinquecent­o lire e la sera mille. Tornai a casa con millecinqu­ecento lire e mio padre disse: “Adesso apriamo il libretto al portatore”. Arrivai ad avere anche

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy