Corriere della Sera - Sette

Damiana decide di licenziare Andrea e lo incontra

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Damiana sapeva di non poter più rimandare, e chiese alla segretaria di dire ad Andrea di passare da lei non appena fosse arrivato. Mentre controllav­a le mail, ripassò il discorso che aveva deciso di fargli. Le dispiaceva, ma la produzione non poteva permetters­i la sua distrazion­e e i suoi errori. Era duro e spiacevole, ma era così. Lo aveva già messo in guardia più volte. Avevano due film e una serie in preparazio­ne, un altro film in uscita e uno sul set. Lui, come stagista del reparto comunicazi­one, avrebbe dovuto lavorare di più e meglio. Le erano già arrivati due comunicati stampa sbagliati, che aveva dovuto far riscrivere, e aveva dovuto difendersi dalle accuse di una giornalist­a per un pasticcio che aveva fatto con un’esclusiva. Le dispiaceva dovergli dire di non venire più, perché quel ragazzo le stava simpatico, e poi aveva sempre lavorato bene. Fino al mese prima era stato sorridente, attivo, propositiv­o, sempre al telefono a lavorare per loro. Tre mesi prima aveva lavorato benissimo alla promozione di un film. Ma adesso non poteva più permetters­i di coprirlo. Né di sentire le lamentele degli altri, forse sempre un po’ troppo pronti a sottolinea­re le mancanze fra colleghi.

Nella loro produzione non era riuscita a creare quel clima di squadra collaborat­iva che avrebbe voluto. Era colpa sua? Era un altro dei suoi fallimenti? O era solo un’ambizione irrealizza­bile, un’aspettativ­a troppo alta? A volte si sentiva dentro una trappola: Poiché si sentiva in colpa per il tempo che passava in ufficio e sottraeva ai figli, avrebbe voluto che tutto al lavoro fosse perfetto. Ma quanto di quella ricerca della perfezione era legittima, e quanto invece doveva servire a placare dei sensi di colpa che, lei lo sapeva bene, erano ingiusti, arcaici, superati?

Andrea bussò alla porta e lei lo fece entrare e sedere. Lo guardò negli occhi mentre gli faceva tutto il discorso che si era preparata. Mentre pensava alle cose che stava dicendo, una parte di lei registrava anche che gli occhi di Andrea erano cambiati, e non in conseguenz­a del suo discorso. Erano cambiati già da un po’, ora che ci pensava. Non erano più quelli

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