«LA MIA IMPRESA PRODURRÀ SIGNIFICATI, NON SOLDI»
Andrea Pezzi, 45 anni, volto simbolo di Mtv e di un’intera generazione, poi imprenditore nel mondo del digitale, nella gestione di advertising e dati, è sulla terrazza di casa che abbraccia Milano dall’alto, dal Duomo ai nuovi grattacieli di City Life, e dice: «Ho trovato un nuovo cielo su cui continuare a costruirmi». Il 15 ottobre, al Circolo filologico milanese, presenta Io sono-Gli altri per incontrare me stesso che, edito da La nave di Teseo, è il libro-manifesto di un’associazione che ha appena fondato con la compagna Cristiana Capotondi e un gruppo di amici. Fra loro, ed è un’autodenuncia, c’è anche chi scrive quest’intervista in cui lui prova a spiegare cose all’apparenza bizzarre. Tipo che non ha mai lavorato per far soldi o che trova belli i problemi. E spiega: «Potevo aprire un ospedale in Africa, ma ho preferito dedicarmi a un progetto più grande: contribuire a rimettere l’essere umano al centro del dibattito culturale, perché se non lo facciamo, l’uomo verrà superato dall’intelligenza artificiale». Il libro parla di «un altro modo di stare al mondo». Quale sarebbe?
«Io tutto quello che faccio, se mangio, se creo un’azienda, se faccio l’amore, o costruisco un’amicizia, lo faccio al solo scopo di comprendere me stesso. La filosofia, che studio da quando ho vent’anni, è tessutale nella mia esperienza quotidiana. A Kitchen, facevo le domande spinto dalla curiosità di capirmi attraverso l’intervistato. Poi, ho visto che chi faceva tv, al di là della maschera, non sapeva toccare la realtà, parlare e insieme maneggiare un pomodoro. Gli imprenditori, invece, mi davano vibrazioni belle. Allora, intuita la trappola egoica di un certo successo, ho lasciato la tv e ho fatto impresa nel digitale per capire me e la contemporaneità».
«Potevo aprire un ospedale in Africa, ma ho preferito dedicarmi a un progetto più grande: contribuire a rimettere l’essere umano al centro del dibattito culturale,
perché se non lo facciamo, l’uomo verrà superato dall’intelligenza artificiale»
Cos’era la trappola egoica?
«C’è un gioco particolare nell’amore degli altri, che è l’amore della mamma, prima, e del pubblico, poi. Mi ha aiutato molto Carmelo Bene. A Sushi, gli chiedevo cose sul significato della vita. Lui definiva “osceno” tutto ciò che era fuori dalla scena, incluso il pubblico. È come Renato Zero quando canta “vivo io i sogni che volevi tu”. Cioè, io nell’incarnare il tuo sogno, ti evito di affrontare il problema della