Sicurezza cruciale, ma l’infedeltà fiscale è il primo dei crimini
Cara Lilli, su 7 del 4 ottobre lei scrive che gli atti delittuosi sono in diminuzione nel nostro Paese, con «un calo generale di 500 mila reati denunciati alla polizia». Ma esiste un gigantesco “sommerso” di crimini non segnalati: viene denunciato solo il 34% dei casi. Si dovrebbe tenerne conto per comprendere il crescente senso di insicurezza. Corrado Corradi
corrado.corradi@unibo.it
Gentile Gruber, se lei frequentasse un po’ di più le aree vicine alle stazioni non scriverebbe che i crimini sono in diminuzione. Basta osservare l’incessante attività degli immigrati che derubano persone sprovvedute, le quali certamente non sporgeranno denuncia: la gente non crede più nelle forze dell’ordine.
Luca Lattarini luca.lattarini@gmail.com
CARI CORRADO E LUCA, il tema della sicurezza è cruciale. Le nostre società democratiche possono sopravvivere solo garantendo protezione appropriata a ogni cittadino. Questo è il motivo per cui paghiamo le tasse e ci aspettiamo che le forze dell’ordine garantiscano la nostra incolumità. I dati ufficiali sembrano indicare che il livello dei crimini in Italia è diminuito negli ultimi dieci anni. Lo ha confermato anche il capo della Polizia Franco Gabrielli, aggiungendo che il numero di stranieri coinvolti nei reati è in crescita. Non conosco altre cifre che quelle ufficiali. Ci sono atti illeciti non denunciati nel nostro Paese? È colpa dei migranti, a prescindere dal colore della pelle? Possibile. Ma vi ricordate cosa era solito dire l’ex Segretario della Difesa americano Donald Rumsfeld? «Ci sono cose che sappiamo di non sapere e cose che non sappiamo di non sapere», e con questo slogan demenziale gli Stati Uniti sono andati in guerra in Iraq. Certamente si può sempre presupporre il peggio, e si può affermare che tutti i nostri funzionari e dipendenti pubblici siano imbroglioni che mentono. Questo però non ci porta da nessuna parte e alimenta la minaccia che la gente si ribelli contro “un’élite” apparentemente dispotica.
Oppure si puo’ usare un po’ di buon senso e riconoscere che l’esperienza personale di ciascuno di noi influenza il modo di giudicare la società. Chiediamoci se la situazione in cui viviamo corrisponde davvero a quello che l’intera comunità sta sperimentando. Forse non è così. Nessuno di noi è depositario della verità. Immagino le obiezioni: «Certo, lei vive in un quartiere tranquillo, non vede lo sporco e non teme la violenza e il crimine».
Vedo e vivo anch’io il degrado crescente delle zone urbane (stando a Roma, diventata una capitale del Terzo Mondo, è impossibile far finta di niente). Ma dico anche che siamo tutti chiamati a fare la nostra parte contro l’abbrutimento generale. E soprattutto sottolineo che pago tutte le tasse e che sono anche tante. Perché, alla fine, questa è la “madre” di tutte le battaglie in Italia: la sicurezza per tutti ha un prezzo. Le imposte servono a questo. Ma siamo pronti a riconoscere che l’enorme evasione fiscale (180 miliardi l’anno, il 17% del Pil) è alla radice di tutti i nostri dilemmi?
Quindi, invece di lamentarci della presunta distorsione delle statistiche sulla criminalità, usiamo il potere che ognuno di noi ha, il nostro voto, la nostra voce, per assicurarci che l’infedeltà fiscale e la corruzione siano affrontate per quello che sono: crimini di cui non dobbiamo essere complici.
USIAMO IL POTERE CHE OGNUNO DI NOI HA, IL NOSTRO VOTO, LA NOSTRA VOCE, PER COMBATTERE EVASORI E CORROTTI