Edo Ronchi, l’ecologista che voleva la Tav
ferrovie veloci. Lui voleva raddoppiare le autostrade. Ad esempio con la variante di valico sugli Appennini. Dieci corsie, voleva fare. Su due autostrade diverse. Dico: dieci. Io insistevo sui treni, lui sulle autostrade. Alla fine vinse il buon senso».
Accusato forse per primo di essere un «cocomero», verde fuori e rosso dentro, per il passato sessantottino, ricorda che in realtà «se ci guardiamo indietro, quasi tutti gli ambientalisti o almeno una larghissima parte venivano da lì. E non solo quelli italiani, ma anche i tedeschi, i francesi, olandesi, spagnoli… Pensi a Daniel Cohn-Bendit, a Joschka Fischer, ad Alex Langer…».
Lui si spinse un po’ più in là, arrivando a manifestare contro il governo del quale faceva parte dopo il naufragio di una nave albanese carica di migranti speronata da una corvetta italiana il Venerdì Santo del 1997… «Ma no, non andò così. Io mi sentii corresponsabile, essendo al governo, di quella tragedia. E portai la mia solidarietà. Ma non era “contro” il governo. Fu letta così dai nostri avversari».
Certo è che fu, in qualche modo, il primo «Signor No». Abbozza : «Forse è vero. Anche se cercavo di avviare politiche ambientali “attive” . Non solo di blocco. Non dimentichiamo, sui no, però, qual era il contesto. Prenda la riserva marina di Portofino: adesso dicono “meno male che c’è il parco” ma allora erano scatenati contro. Una sera torno a casa e mio figlio mi fa: “Papà, ho visto in televisione un manichino impiccato. Dicevano che rappresentava te”».