Fioramonti, cervello di ritorno
Poi c’è la storia del crocefisso: dice che lui è per una scuola laica, e in una scuola laica il crocefisso non è previsto. Chiaro: se ne può parlare. Solo che l’ha buttata lì un minuto dopo aver preso la guida del ministero. E quando lo hanno incalzato, tutti piuttosto basiti, lui li guardava con l’aria di uno che pensa: ma perché, cos’ho detto di tanto grave? (lo sguardo di Toninelli era invece fisso, e indecifrabile).
Lorenzo Fioramonti ha 42 anni, una moglie tedesca e due figli, vivono tra Berlino, Roma e le campagne bolognesi: ma il suo indirizzo preferito, in biografia, è quello di Pretoria, in Sudafrica, dove insegnava Economia Politica nella locale università. C’era finito dopo aver fatto l’assistente parlamentare ad Antonio Di Pietro e aver trascorso un breve periodo all’università di Heidelberg (la vita, a volte, è strana assai). Il suo attuale capo, Luigi Di Maio – che si è fermato al liceo classico e che fa il ministro degli Esteri seguito da tre professori di lingua straniera – lo presentò ovviamente come «eccellenza italiana di grande competenza». Fioramonti, annuendo, ha poi spiegato di sentirsi un «cervello di ritorno».
La modestia è un dono del cielo. E anche la simpatia. Così quando Fioramonti, in un’intervista a Gianna Fregonara sul Corriere, ha proposto di reperire i due miliardi che servirebbero alla scuola italiana, tassando merendine, bibite gassate e voli aerei, tutti abbiamo pensato stesse scherzando. Invece diceva sul serio. Come pure quando scriveva chicchissimi post sui social. Per Berlusconi, durante il terremoto a L’Aquila: «È l’imperatore della sfiga». O per Daniela Santanché: «Fossi una donna, le sputerei in faccia». A pensarci bene: non è ancora ai livelli di Toninelli, ma – forse – ha più classe.