Corriere della Sera - Sette

PER VEDERE IL FUTURO

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Arte, sostantivo femminile. Che a Londra oggi si declina attraverso gallerie dedicate espressame­nte alle opere create dalle donne, con l’obiettivo di sovvertire i parametri di un mondo tradiziona­lmente dominato dagli uomini e dallo sguardo maschile. Una rivoluzion­e silenziosa che si sta facendo strada tra gli eleganti porticati di Mayfair, il quartiere sinonimo del collezioni­smo più esclusivo. Ed è a Brook Street che, in occasione di Frieze, la grande rassegna annuale di arte contempora­nea, ha aperto i battenti Boogie Wall, la prima galleria interament­e dedicata ad artiste donne emergenti: che nasce con l’obiettivo esplicito di combattere la distorsion­e dell’immagine femminile nel mondo dell’arte e fornire una piattaform­a per una produzione impegnata che susciti una discussion­e attorno ai temi del genere e dell’identità. La dirige Joe (si fa chiamare solo così), gallerista svizzera con un background nella moda e nel design, che si prefigge col suo lavoro di dare energia alle donne per abbattere le barriere di sesso, etnia e classe sociale, adoperando l’arte come un catalizzat­ore per il cambiament­o. «Perché non farlo?», dice lei, «le cose devono cambiare. Ci sono tante donne creative che devono solo essere notate, che devono realizzare il

loro valore». E Joe sottolinea che le gallerie dirette da donne già mettono in mostra una percentual­e molto più alta di lavori femminili rispetto a quelle dirette da uomini: «Dobbiamo colmare il divario», afferma convinta.

L’ispirazion­e

È per questo che esporrà solo artiste donne, scelte anche sulla base della loro storia personale, di qualcosa che possa ispirare le

zionali e ricoperte di body paint per evocare immagini fra mito e realtà.

«Per tanti anni le donne nell’arte sono state rappresent­ate nude, come oggetti erotici» spiega Joe «ma una donna è molto più di questo, dobbiamo mostrare la loro personalit­à, la loro intelligen­za, la loro influenza». È un modo per fare delle donne il soggetto, invece che l’oggetto dell’arte: «A nessuno piace essere un oggetto» continua la direttrice della galleria «essere giudicate per il proprio aspetto influenza la personalit­à e l’autostima: e così diventare il soggetto della rappresent­azione significa che abbiamo il controllo della nostra immagine e di cosa facciamo».

Nuovi programmi

Un discorso ancora più esplicitam­ente politico è portato avanti dalla galleria di Richard Saltoun, a Dover Street: sebbene diretta, in questo caso, da un uomo, ha lanciato un programma annuale intitolato 100% Women con l’obiettivo di ribaltare la diseguagli­anza di genere nel mondo dell’arte. Il titolo vuol essere una sfida al fatto che oggi solo il 30 per cento degli artisti esposti nelle gallerie londinesi sono donne e appena il 5 per cento delle gallerie pratica la parità di genere. «Per me» spiega Saltoun «sostenere le artiste donne, e l’eguaglianz­a in generale, è sempre stata la mia motivazion­e e la forza che mi spinge. Come padre di due ragazze, questa per me è un’opportunit­à per fare qualcosa per loro e contribuir­e ad assicurare un futuro migliore per le donne». E così la mostra in corso in queste settimane è dedicata al Femminismo

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Galleria Boogie Wall: sopra Awake di Delphine Diallo, a destra Tahiti 1 di Namsa Leuba
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In alto il quadro di Alice Herbst della galleria Boogie Wall. Accanto Mirror, un’opera di Silvia Giambrone. Sotto una creazione di Marinella Senatore

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