MA ARRIVA RAFFAELLO
Sala delle Asse e per i segreti del Codice Atlantico all’Ambrosiana. Dai Musei Vaticani è arrivato anche l’ambìto prestito dell’arazzo di grandi dimensioni che riproduce l’Ultima Cena, commissionato dal re di Francia Francesco I e poi donato a Clemente VII (a Palazzo Reale fino al 17/11). Per chiudere in bellezza, c’è Leonardo e la Madonna Litta al Poldi Pezzoli (dal 7/12 al 10/02/2020): la mostra verte anche sul raffronto tra questa celebre composizione della Vergine (1490 circa), proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo, e quella Madonna con il Bambino del Boltraffio (il più insigne degli allievi di Leonardo) che il museo possiede. Questa ci rimanda anche alle affinità stilistiche con la prima versione della Vergine delle Rocce di Leonardo del Louvre. La seconda appartiene alla National Gallery di Londra che, dopo una lunga indagine scientifica sul dipinto (che sfocia in una mostra dal 9/11 al 12/01/2020), ha rivelato quello che s’intuiva: un sottostante iniziale disegno di un angelo e del Bambino, diverso dall’esecuzione finale.
Infine, la National Gallery si prepara a un altro grande evento, protagonista Raffaello (dal 3/10/2020). E anche la Galleria Borghese, nell’autunno del 2020, si “calerà” nella pittura dell’urbinate, in particolare con la Deposizione Borghese, sottoposta a indagini diagnostiche che il pubblico potrà seguire con la formula del cantiere aperto.
La storia delle sue opere è intrecciata alla Storia. Il divino artista, dal caratteraccio, seppe tessere importanti relazioni con i potenti (lavorò per sei papi). Da Lorenzo il Magnifico a Francesco I di Valois che “importò” il Rinascimento italiano in Francia, nella reggia di Fontainebleau. Il progetto scientifico non trascura niente della produzione michelangiolesca. Al Ducale, dal 26/03 al 19/07/2020.
Tra il Rinascimento e il Secolo d’oro spagnolo, troviamo lui, El Greco, che da Creta si mosse per far compiere alla sua pittura un viaggio iniziatico da Venezia a Roma alla Spagna (lì s’insediò nel 1570). Dai maestri veneti assorbì colori e libertà della forma, creando il suo stile unico (anticipatore del 900) che più non ingabbia la composizione. Al Grand Palais, fino al 10/02/2020.