DI UNA RIVOLUZIONE
Quello della dea, della femme ideale e della rivoluzionaria. Secoli separano Ebe, la Coppiera degli dei del Canova dalla dama esangue vestita di un fuoco d’artificio bianco in quell’abito da sera traslucente, dipinta da Boldini. E poi irrompe la nudità sfrontata e provocatoria di quella donna che si è spogliata di tutto per essere pura forma (così è per Nathalia Goncharova). Rendere eterna la bellezza, questo fece Antonio Canova (1757/1822). Con opere di purezza neoclassica scolpite nel marmo statuario, confrontandosi nella capitale con gli esempi della romanità, e amato dai papi. A Pio VII rese un gran servigio riportando in Italia, nel 1815, molte opere asportate da Napoleone, tra cui il gruppo antico di Amore e Psiche (anch’esso al Museo di Roma, fino al 15/03/20). Divenne lo scultore più celebre della sua epoca, non senza però avere, proprio a Roma, un rivale nel danese Bertel Thorvaldsen. Terreno di scontro per entrambi furono soprattutto i soggetti mitologici (Venere, Paride, Ebe, le Grazie). Il confronto diretto tra i due s’impone alle Gallerie d’Italia a Milano, con 150 opere e prestiti eccezionali (dal 25/10 al 15/03/20).
Se Boldini seduce l’occhio (altre sue magnifiche divine in mostra a Barletta alla Pinacoteca De Nittis, dal 7/12 al 3/05/20), Nathalia Goncharova, pur partita da rassicuranti soggetti (come la mietitura, titolo di una sua opera) ci risucchia in un’avanguardia dai tratti forti, più volte con le sue opere avrebbe scandalizzato le autorità come nel caso del suo polittico Evangelisti. Il passaggio dalla Russia (dov’era cresciuta e si era formata) a Parigi le fece compiere il grande salto, venendo a contatto con Cézanne, Gauguin, Matisse traendo però anche ispirazione dai Futuristi, come Boccioni e Balla. A Palazzo Strozzi fino al 12/01/20.