Corriere della Sera - Sette

GABRIEL BATIS

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«Sto bene, sì». Quando la favola sfuma nel dramma il Re Leone sa come piazzare la palla: «Sì, ora sto bene». Dice che il calcio gli ha regalato tanto. Più di quanto si sarebbe mai aspettato. Ma per il calcio ha anche pianto. Lacrime di gioia, dopo un gol da Pallone d’oro. Di commozione, «per l’affetto e la stima che ho ricevuto dai tifosi, ovunque sono andato». Di rabbia, «per le maldicenze e i torti subiti». Per 17 anni Gabriel Omar Batistuta, 184 gol in nove anni alla Fiorentina, 30 gol e uno scudetto in due stagioni e mezza alla Roma, 77 partite e 54 reti nella nazionale argentina, ha convissuto con un dolore assoluto. «Le mie caviglie sono fragili per costituzio­ne. Non ho mai potuto giocare al cento per cento. Sono stato torturato dalle distorsion­i. Andavo avanti a furia di infiltrazi­oni e antidolori­fici. L’impegno con la società, con il pubblico, con me stesso era troppo importante. Scendevo in campo in condizioni impossibil­i. Ero il Re Leone, Batigol il guerriero e stringevo i denti».

Il tormento e la rabbia

Il conto, salato, è arrivato a fine carriera. «Appena smesso, mi sono ritrovato con le caviglie a pezzi. Non avevo più cartilagin­e. Osso contro osso, su un peso di 86-87 chili: il minimo movimento diventava un tormento. Lo stesso problema di Van Basten, che ha detto basta a 28 anni. Certi giorni non riuscivo a scendere dal letto. Piangevo di rabbia e mi dicevo: non può finire così». Per 17 anni, con alti e bassi, ha combattuto un nemico invincibil­e. «La mia famiglia mi reclamava: ora puoi stare con noi. E invece soffrivo, stavo male. Così male che sono andato da un amico medico e gli ho chiesto di amputarmi le gambe. L’ho pregato, ho insistito. Gli ho detto che quella non era più vita». Un mese fa a Basilea gli è stata applicata una protesi alla caviglia sinistra dal team del professor Beat Hintermann e a Firenze sta ora conducendo una faticosa riabilitaz­ione. «Una soluzione che rincorrevo da almeno sei-sette anni. Fra 40 giorni, tolto il tutore, sapremo se il dolore è scomparso e potrò finalmente camminare come una

Ha entusiasma­to Firenze e portato uno scudetto alla Roma. Ora rivela: «Quando ho smesso non c’era più cartilagin­e, avevo osso contro osso, spesso non riuscivo a scendere dal letto»

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