Corriere della Sera - Sette

Emilia va a trovare suo marito e gli parla di tutto

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Prima di ritornare a casa, dopo avere affidato la chiusura del negozio a Federica, Emilia passò a trovare suo marito. Gli raccontò alcune cose che erano successe durante la giornata, gli disse come in generale andavano gli affari, gli parlò di Federica, e di come si trovasse bene con lei. Continuò, con convinzion­e e sicurezza, a dirgli come fosse vestita quel giorno, e gli chiese perfino se ricordasse quel vestito che aveva addosso, perché era vecchio e anche se aveva dovuto fargli qualche modifica, era pur sempre lo stesso vestito con il quale erano andati a vedere una mostra su Caravaggio, quattro anni prima, e se lei non ricordava male a lui piaceva, perché le aveva fatto dei compliment­i scherzosi.

Era bello il sorriso di Gregorio, lei lo ritrovava spesso nelle fotografie, una delle quali, con l’aiuto proprio di Federica a cui aveva raccontato tutto, aveva messo come sfondo sul suo cellulare. Così ogni volta che lo prendeva per chiamare o rispondere a una chiamata, quel sorriso era lì. Si sforzò di non distrarsi e di continuare a parlare: gli disse del clima, cercando però in fretta un altro argomento, perché il tempo atmosferic­o era una delle sue ultime risorse, quando non aveva altro da dire, quando si sentiva scoraggiat­a dalla mancanza delle sue risposte, quando sul viso di Gregorio la luce artificial­e della sua stanza nella clinica sembrava disegnare strane ombre cupe. Gregorio continuava a guardarla senza dire niente. Da un momento all’altro poteva bloccarla e chiederle allarmato chi fosse, o poteva urlare disperato, come una volta aveva fatto. Si era spaventata quella volta, Emilia, e aveva fatto cadere la borsa che aveva in grembo e non era riuscita a fare altro che arretrare verso la parete senza nemmeno dire: calmati, guardami, sono io, sono tua moglie, mi hai amato per anni e la gente ci diceva che bella coppia siete.

Invece quel giorno Gregorio chiuse piano le palpebre e si addormentò, mentre lei continuava a parlare. Succedeva a volte, ed Emilia non poteva fare a meno di fantastica­re che Gregorio dopo un po’ avrebbe riaperto gli occhi, e che lei avrebbe visto nel suo sguardo la luce della comprensio­ne e che lui le avrebbe chiesto di portarlo a casa, dimostrand­o così di essere guarito per sempre, di ricordare ogni cosa,

GREGORIO CONTINUAVA A GUARDARLA SENZA DIRE NIENTE. DA UN MOMENTO ALL’ALTRO POTEVA CHIEDERLE ALLARMATO CHI FOSSE,

O POTEVA URLARE...

di avere ricacciato nel nulla la sua malattia degenerati­va come fosse un raffreddor­e, facendo gridare tutti al miracolo. Ma non succedeva mai, e mai sarebbe successo, e lei doveva piantarla di fantastica­re, e quindi continuò a parlare senza aspettare risposta, gli disse che ormai mancava poco, solo un mese e poi le avrebbero ridato la patente che le avevano ritirato, perché aveva fatto due volte gli esami e alla fine si erano convinti e avrebbe guidato di nuovo, e sarebbe riuscita a stare più tempo con lui, senza dovere aspettare i capricci del tram. E poi continuò a parlare, di tutto quello che le veniva in mente.

Era già buio quando uscì dalla clinica salutando l’infermiera alla reception senza voltarsi, perché odiava il suo sguardo di commiseraz­ione. Percorse il breve vialetto in discesa contando i passi come faceva sempre, era un modo come un altro per non cedere alla tristezza. Disse mentalment­e “ciao Gregorio” prima di uscire dal cancello, salutando suo marito come voleva ricordarlo, sorridente e sano. Poi, mentre si dirigeva alla fermata del tram, vide l’utilitaria un po’ ammaccata che segnalava la sua presenza accendendo e spegnendo i fari, e subito dopo Federica che usciva dalla macchina. La raggiunse augurandos­i che non fosse successo nulla al negozio, era una di quelle giornate in cui anche un imprevisto la avrebbe piegata, ma guardandol­a meglio si accorse che Federica sorrideva e prima che lei potesse chiederle cosa ci facesse lì, lei la stava già invitando a mangiare qualcosa prima di riaccompag­narla a casa. Emilia accettò subito e salì in auto con lei. Mentre Federica, senza chiederle nulla di suo marito, proprio come lei sperava, metteva in moto, Emilia si sorprese a guardarla con attenzione. Evitava di farlo da quando la aveva assunta, perché non voleva indovinare dietro il suo volto la faccia del ragazzo che lei era stata. Le sembrava una mancanza di rispetto nei confronti di tutta la strada che Federica aveva fatto.

Ma quella sera invece la fissò, e mentre le luci gialle dei lampioni scorrevano dietro il finestrino, lo cercò e lo vide, vide quel ragazzo, e sorrise fra sé, conquistat­a dalla gentilezza e anzi forse dalla galanteria di cui Federico e Federica insieme erano evidenteme­nte capaci.

ERA GIÀ BUIO QUANDO USCÌ DALLA CLINICA SALUTANDO L’INFERMIERA SENZA VOLTARSI: ODIAVA IL SUO SGUARDO DI COMMISERAZ­IONE

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