L’aereo mi terrorizza ma non toglietemelo
E per altrettante volte mi sono detto, quando le ruote hanno toccato terra: «anche questa è fatta, nonostante tutto sono vivo».
Ho detestato l’aereo, ne ho avuto una paura difficile da governare, ho sudato freddo al primo accenno di turbolenza, ho consultato nevroticamente i bollettini meteo di mezzo mondo per controllare l’intensità dei venti negli orari dell’atterraggio previsto, entrando nell’abitacolo ho scrutato i volti gentili dei piloti per indagare sugli eventuali segni di stanchezza e per esprimere in anticipo la mia gratitudine nel caso, davvero auspicabile, ci avessero portato a destinazione sani e salvi, ho spiato gli atteggiamenti di hostess e steward per cogliere il minimo sintomo di inquietudine al primo accenno di instabilità del velivolo durante un temporale, ho scambiato un’infinità di volte la lucetta intermittente della punta estrema dell’ala per un fulmine destinato a incenerire l’apparecchio in volo e chi ci stava dentro, cioè noi, ma mai avrei immaginato un ripudio così spensierato dell’aeroplano, simbolo e monumento volante del nostro generoso progresso.
Amo l’aereo, benché lo tema talvolta con un senso di panico che sfiora, anzi oltrepassa, la psicosi, perché l’aereo accorcia distanze incolmabili fino a un secolo e mezzo fa, ci fa conoscere città, bellezze naturali, civiltà sconosciute e materialmente irraggiungibili nella povera e sfortunata epoca pre-aeronautica. L’aereo ci permette di muoverci velocemente e di potere fare molte più cose, professionali, ma anche turistiche e persino sentimentali, di quanto non fosse prima. Ora viene applaudito chi, invece di andare in aereo in America, decide di raggiungere New York a vela. Come se andare in America in aereo fosse un delitto contro l’ambiente, un delinquenziale aiuto alla devastazione climatica del pianeta.
Io non ho gli strumenti per capire se è vero o no, scientificamente, fattualmente, oggettivamente, che l’aereo sia questa sciagura per i cieli e per la Terra. Non lo so, non ho le certezze di una sedicenne descolarizzata che ne sa più di cento scienziati messi insieme. Spero soltanto che non sia vero, che non sia così determinante per la nostra scomparsa. Ma mi dispiace la criminalizzazione di quel meraviglioso aggeggio che vola e in cui mi sono imbarcato tante volte con terrore. Quando ero ragazzo, quando l’abitudine di prendere l’aereo non era tanto diffusa come ora, si usava molto specie in comitiva applaudire
NON HO LE CERTEZZE DI UNA SEDICENNE DE-SCOLARIZZATA, PERÒ SPERO CHE NON SIA COSÌ DECISIVO PER LA NOSTRA SCOMPARSA
il pilota quando si toccava terra. Era la manifestazione ingenua di una gratitudine e insieme il gesto liberatorio che affrancava dalla paura dell’ignoto e dalla paura di volare. Ci piaceva pure un po’ Icaro, che si sfracellò mentre noi comodamente possiamo realizzare il suo sogno di stare in aria. E che si era avvicinato troppo al sole, il cui calore squagliò la cera delle ali. Sempre questo calore, anche se il riscaldamento non era globale.