L’ITALIA RACCONTATA ATTRAVERSO LO SPORT
Andrea Carrea, gregario di Coppi, era stato prigioniero a Buchenwald. Tornato dal lager, risalì in bicicletta e fu maglia gialla per un giorno al Tour. Fiorenzo Magni, il campione terzo intruso tra Coppi e Bartali, fu processato (ma non condannato) per aver partecipato a un rastrellamento fascista in cui furono uccisi tre partigiani. Quando Silvio Berlusconi diventò presidente del Milan, Indro Montanelli fece una profezia: «C’è solo un pericolo: che il neo-presidente voglia fare anche il direttore tecnico, l’allenatore, il massaggiatore, il capitano e il centrattacco. Il che potrebbe anche andare bene. Ma a una condizione: che possa fare anche l’arbitro». Profezia puntualmente verificatasi con sconfinamento dal calcio alla politica.
L’inglese John Foot ama rintracciare la storia grande d’Italia nelle storie di sport, come se fosse un romanzo popolare .Lo fa anche nel suo nuovo libro (L’Italia e le sue storie 1945-2019, Laterza). In altri momenti, invece, Foot narra la storia d’Italia come un romanzo d’appendice pieno di trovate a effetto. Come nel caso di Antonio Pallante, l’attentatore di Palmiro Togliatti, che teneva nella borsa il Mein Kampf di Hitler. O come nel caso – puro teatro del Grand Guignol – del trafugamento del cadavere di Mussolini dal cimitero di Musocco.
Della nostra storia,
Foot sa dare anche la versione musical con personaggi come De André, «un bell’uomo (gran fumatore e bevitore) con un’indimenticabile voce profonda e l’estro del poeta», che, dopo essere stato sequestrato dall’anonima sarda, scrive la canzone Hotel Supramonte, traendo «vera poesia da un evento terrificante». Oppure come Adriano Celentano che vince il festival di Sanremo 1970, in pieno post-autunno caldo e pochi giorni dopo Piazza Fontana, liquidando questioni sindacali e dintorni con Chi non lavora non fa l’amore. Ma qual è la vera storia d’Italia? Lo scopriremo la prossima volta.